Il Barone Capitale: 100 anni di Liedholm

Corriere dello Sport (U. Trani) – Un aneddoto. Una battuta. Una balla. Meglio, per i cento anni di Nils Liedholm, è un abbraccio. Sul prato di Marassi l’8 maggio del 1983, nel pomeriggio del secondo scudetto della Roma, 1-1 contro il Genoa alla penultima giornata. In campo c’è Liddas. Gran fisico.

Eppure viene soffocato. Non esulta in panchina. Non riesce nemmeno a muoversi. Lo stringono forte. Si guarda attorno. Impaurito. Eppure a Roma c’era stato già dieci anni prima. Quando si alza, non sa dove andare. Ma come, il Barone spinto, sballottato? La gente, per affetto, vuole il contatto. Fisico. Non c’è la diretta tv, a quei tempi.

Dino Viola scattò in anticipo. Liddas a calciare davanti ai giornalisti a Trigoria. Commenti, applausi. Sempre lo stesso rito, finito l’allenamento. Portiere da impallinare, ad oltranza. Se non para i tre tiri, si riparte dal via. Nils insiste. Pomeriggio inoltrato, inverno pieno. Riflettori sullo svedese che si sta divertendo. Blackout. Al quadro elettrico, ormai il ponte di comando, c’è l’ingegnere. A casa. Non è successo solo una volta. Liedholm li faceva accendere appena il cielo diventava nuvoloso.

Amichevole dopo pranzo. Sospesa per il buio improvviso. “È arrivato il presidente” spiegò il Barone ai giocatori. Tutti a farsi la doccia. Il braccio di ferro dopo il gran patto. Liedholm era stato alla Roma nel ’73, al posto dell’esonerato Manlio Scopigno che aveva sostituito Helenio Herrera. Il vicepresidente era Dino. La stretta di mano al momento dei saluti. “Quando prenderò la Roma, sarà il mio primo allenatore“.

Nils doveva tornare nel ’78. Aspettò un anno in più per lo slittamento del passaggio di proprietà. Quel rinvio gli permise di vincere la stella con il Milan. Sfilato Ancelotti all’Inter (Carletto aveva già giocato un’amichevole con i nerazzurri), la prima richiesta dello svedese entrerà nella storia del club. “Vuole Turone, perché?”.  Dino non capiva. Il difensore ha giocato poco a Catanzaro. “Con lui farò la zona”. Liedholm lo aveva allenato al Milan. E con Ramon lo scudetto doveva arrivare prima: il 10 maggio dell’81. Ma Bergamo annullò la rete, splendida di testa in tuffo, contro la Juve al Comunale di Torino.

 

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