Icardi beffa la Roma. L’Inter all’Olimpico va sotto e soffre, poi ci pensa Mauro

La Gazzetta dello Sport (F.Licari) – Di questi tempi succedono davvero cose da pazzi. Fuori dal campo, come dice Cristiano Ronaldo, ma anche dentro. Pazzo è infatti il 3-1 con il quale l’Inter ribalta un k.o. che sembrava ineccepibile, almeno per quanto visto nella prima ora, lanciando così un messaggio forte al campionato. Si è sull’1-0 per la Roma, ma poteva tranquillamente essere 4-0. Improvvisamente cambia tutto. Merito anche di Spalletti che corregge in corsa un paio di situazioni decisive. E con questo Icardi spietato (seconda doppietta dopo quella alla Fiorentina), Borja Valero sempre davanti alla difesa, qualche automatismo che arriverà a centrocampo, e un po’ di buona sorte indispensabile in casi del genere, potrebbero succedere altre follie. Non è giusto il 3-1, non meritava di perdere la Roma, ma in questi giorni di rivoluzioni regolamentari c’è una cosa che non è cambiata: le partite durano ancora 90’. Soprattutto quando il ritmo è da Premier League d’agosto, e quindi sono da prevedere crolli nel finale.

SCONFITTA CHE FA MALE – Quello che l’Inter guadagna, non solo in classifica, la Roma lo perde psicologicamente: perché aveva dominato in lungo e in largo, segnato un gol con Dzeko, preso due pali (Kolarov e Nainggolan) e una traversa (Perotti), sfiorato la goleada con altre occasioni clamorose, e per di più s’era procurata un possibile rigore (Skriniar su Perotti) non giudicato così dalla Var. Di Francesco, però, deve correre ai ripari sull’asse destro: prima che sia troppo tardi. E prima che il gran lavoro di Nainggolan e Dzeko sia cancellato da errori individuali, soprattutto di una difesa tutto tranne che impermeabile. Prima che la serata ispiratissima di Perotti, che a sinistra imperversa su D’Ambrosio, sia archiviata nel fascicolo «cose da ricordare con rimpianto».

SUPERIORITÀ ROMA MA… –  Il match svolta dopo la botta di Perotti sulla traversa che Handa neanche vede, come in campo fino a quel momento i suoi compagni avevano visto ben poco. Minuto 20 della ripresa. C’era stata una bella partenza dell’Inter, nella quale erano visti, ma il tutto liofilizzato e presto spazzato via da una Roma aggressiva, veloce, cattiva. Padronanza quasi totale in ogni zona, cominciando dal centrocampo. Qui Nainggolan fa scomparire Vecino, Strootman è troppo per Gagliardini e mai Valero, schierato trequartista, riesce a spaventare De Rossi. Qui nascono tutti i guai dell’Inter, perché la difesa va sempre in inferiorità, mentre in attacco Candreva è nervoso e Icardi solo. In più Perisic si accentra, forse con la buona intenzione di aiutare Valero, ma finisce col tranquillizzare Jesus.

MOSSE SPALLETTI – Il brasiliano è il primo punto debole, non l’unico della Roma. L’altro, sulla stessa fascia, si chiama Defrel: lento, poche idee, impacciato. Poi Manolas non è mai aggressivo come sa, e Fazio non gioca più d’anticipo. Spalletti ha sbagliato invece qualcosa nel suo 4-2-3-1: ha schierato Valero davanti, togliendogli il piacere dell’impostazione arretrata, e non s’è reso conto che la coppia Vecino-Gagliardini non aveva quel coefficiente di mestiere necessario per reggere l’urto. Noi avremmo abbassato Valero e fatto uscire Vecino: Spalletti decide di togliere Gagliardini e ha ragione. Perché lo spagnolo ritorna il Pirlo dell’Inter, quello al quale i compagni scaricano tutti i palloni bollenti, sicuri che farà ripartire l’azione. E perché Joao Mario trequartista ha velocità e profondità che servono per infilarsi tra le linee. Per De Rossi non è più tempo di bella vita, per Icardi è l’inizio dell’apoteosi. Grazie pure a Perisic che torna sulla fascia a dribblare e crossare. C’è un terzo accorgimento che potrebbe diventare stabile: Dalbert a sinistra per Nagatomo. Il francese ha personalità e salva due volte sulla linea.

RIBALTONE – Ridisegnata la Roma viene riscritta la partita e anche il risultato. Juan Jesus, finalmente pressato, sbaglia rinvio innescando Candreva: Icardi-1 è implacabile in area. Perisic affonda di nuovo sul lato del brasiliano (terzo assist di fila) e Icardi-2 è un iradiddio. Negli ultimi minuti c’è spazio anche per Vecino che va a infilare un beffardo 3-1: liberato da troppi compiti di impostazione, può lanciarsi come gli piace. Era dal 2008 che l’Inter non vinceva all’Olimpico in campionato, ma questa è un’Inter diversa, che almeno ha un’identità come ai tempi di Mou. Pensare d’aver risolto tutti i problemi sarebbe follia: a Spalletti serve un centrocampista alla Nainggolan o giù di lì, e dietro anche Skriniar è sembrato meno solido delle prime uscite. Ma se vinci così quando non lo meriti…

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