La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Quattro partite. Poche o tante? Dipende dalle situazione, è ovvio. Ma, a conti fatti, quanto possono contare quelle quattro partite lì? E quanto si può capire da360 minuti di gioco, anche se poi ci sono quei maxirecuperi che le allungano all’infinito? Difficile da dire, di certo non bastano per dare delle sentente, più o meno definitive. Ma per iniziare ad avere le idee chiare, quello sì. Ed in queste prime quattro partite della gestione-De Rossi si è già capito che ci sono dei fedelissimi, dei giocatori a cui Daniele si appoggia più di altri. Ed a cui difficilmente rinuncerà mai, se non proprio in casi disperati o di grande difficoltà.

Quattro pilastri della sua Roma, gente che per De Rossi compone l’architrave della squadra: due centrocampisti (e forse non è un caso, ricordando il passato da giocatori di Daniele) come Cristante e Paredes, un tuttocampista come Pellegrini e un attaccante (El Shaarawy). De Rossi di Paredes è anche grande amico, tanto che Leandro gioca con la maglia numero 16 anche per questo. Con il nuovo tecnico l’argentino è diventato centrale anche per il possesso palla. Se per Mourinho Leo era importantissimo, per De Rossi è addirittura fondamentale. Esattamente come Cristante, che l’allenatore della Roma considera di fatto il giocatore tatticamente più intelligente dell’organico a sua disposizione. “Sono sempre affascinato da lui, è un pilastro della nostra squadra”.

Poi c’è Lorenzo Pellegrini, che con De Rossi è completamente rinato. Così tanto che in queste prime quattro partite ha piazzato tre gol e altrettanti assist. Di fatto, il 60% dei gol segnati dalla Roma con De Rossi (10 in tutto) è passato dai suoi piedi. De Rossi ci ha parlato tanto fin dall’inizio, lo ha responsabilizzato, gli ha ridato la fiducia di cui aveva bisogno, in un momento anche particolare della sua vita. In poche parole gli ha fatto ritrovare l’autostima e Pellegrini è tornato ad essere il giocatore scintillante della prima stagione di Mourinho. Infine El Shaarawy, un altro di cui De Rossi è amico da una vita, ma che ha saputo anche rigenerare come giocatore. Nel sistema mourinhano era spesso sacrificato come quinto, in fascia, a volte anche costretto a fare il terzino. Con De Rossi, invece, è tornato nel suo ruolo, quello di esterno sinistro, dove può strappare come piace a lui, attaccare lo spazio.