Ferrero: “Pallotta? No. Meglio Lotito…”

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Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Cinema Adriano. Arriva in autobus. Traffico, ultimo caldo vero, tifosi in cerca di selfie. Dipendenti-parenti che fumano in ufficio lo fanno andare in bestia. Il presidente della Samp Massimo Ferrero domani all’Olimpico vuol fare la festa alla “suaRoma.

Cosa si prova ad affrontare la Roma da capolista?
«E’ onesto parlare di primo posto dopo queste due partite molto complicate, ma noi possiamo giocarcela con tutti, io sono felice di incontrare le grandi all’inizio del campionato, chi è più preparato vince».

Giampaolo è stato la scelta giusta?
«Una scelta coraggiosa, la migliore dopo Montella. Giampaolo è un grande professionista, non è di prima fascia, di più. Senza nulla togliere a Montella».

Si è lasciato bene con Montella?
«Ho imparato a lasciarmi bene con tutti, sono una persona seria, diretta, vera, è difficile lasciarsi male con me. Gli allenatori sono come le moglie Montella era diventato l’amante e con le amanti ti deve lasciare bene, altrimenti sono guai…».

La Samp ha chiuso il mercato in attivo, ha ceduto giocatori importanti e ha rifatto la squadra. Gli abbonamenti sono aumentati. La vostra politica ha avuto successo?
«Io ho avuto la fortuna di incontrare un signore di nome Sinisa (Mihajlovic, n.d.r.) è stato il primo amore e ci andava l’acqua per l’orto. Con lui sono stati lanciati giovani importanti. Io sono una persona di cuore, un po’ audace, tenace, un po’ border line nell’interpretare il ruolo di presidente, come tutti mi dicono. Per me prima conta la persona. Ho imparato a fare plusvalenze, con Sinisa è andato tutto bene, per me all’inizio era un gioco. Lo è ancora oggi, ma nel secondo anno gli eventi hanno punito il mio entusiasmo e hanno cercato di tarparmi le ali. Ora le ali le ho rafforzate e cercherò di volare guardando sempre il cielo».

Chi le ha tarpato le ali? I poteri forti?
«C’è stata un po’ di invidia nei miei confronti. Un giorno un mio collega presidente mi ha guardato e mi ha detto: «Ti invidio perché porti le scarpe colorate. Io sono nato libero e morirò libero, le scarpe non fanno l’uomo, è l’uomo che fa la scarpe».

I tifosi apprezzano la sua politica, possiamo dire così?
«Non c’è e non ci sarai mai una squadra di calcio se non c’è il tifoso, è lui l’anima della squadra. I tifosi blucerchiati hanno capito che io lavoro 20 ore al giorno. Sono tifoso della Roma, ma hanno capito che nella mia testa ho i colori più belli del mondo. Il mio obiettivo è portare la Samp dalla seconda alla prima fascia. Le plusvalenze hanno funzionato, ho messo venti osservatori che vanno a cercare talenti in tutto il mondo. Ringrazio Riccardo Pecini, Carlo Osti, che è allievo di Sabatini e ha superato il maestro e Antonio Romei, con il quale lavoriamo sodo per far crescere la Samp».

Che squadra ha costruito?
«Innanzitutto sono felice di aver trattenuto Muriel, spero che dimostri tutto il suo valore. Ho venduto Soriano per 14 milioni, Correa per 17 compresi i bonus e ho preso i soldi (3 milioni, n.d.r.) anche per il trasferimento di Mustafi dal Valencia all’Arsenal. Su di lui ho un aneddoto meraviglioso. Quando accettai le offerte del Valencia per 10,6 milioni, Mihajlovic si incazzò moltissimo. Mi telefonò per contestarmi e io gli risposi con la mia serenità interiore: “Mica l’ho venduto, se ne è andato via lui”. Sinisa lo mandò a quel paese».

Una nota dolente, non è riuscito a liberarsi di Cassano.
«Non vorrei più parlarne, fa parte del passato, con me non si è comportato molto bene. Mi aveva dato la sua parola che se ne sarebbe andato. Dice di essere un uomo di strada, di quelli per i quali la parola conta. Posso dire che mi ha tradito».

Si dice che ci sia stato uno scontro molto acceso con l’avvocato Romei.
«L’avvocato Romei non c’entra niente, c’erano cento persone, testimoni che hanno assistito alla scena. Romei è una persona seria, ha una storia di spessore nella vita, lavora con me da anni, facciamo su e giù da Roma a Genova. Non è vera questa storia, Cassano è andato cento volte da Romei, aveva una certa confidenza, ha fatto una cassanata. E’ stato molto aggressivo e volgare e Romei avrebbe potuto esercitare una clausola del contratto, secondo la quale se avesse risposto male a me o a lui avremmo potuto risolvere il contratto. Romei ha deciso di non avvalersi di questa clausola, è stata fatta la pace e in quella circostanza lui disse che se non fosse rimasto Montella se ne sarebbe andato. Montella è andato via, io mi sono fidato, avrei potuto far valere la clausola e Cassano se ne stava a casa. Ho creduto nell’uomo e l’uomo mi ha tradito. Se è un uomo come lui dice di essere, si dovrebbe ricordare della parola data. Per me la parola d’onore è legge e vale con tutti i miei dipendenti».

La Roma è alle prese con la questione dello stadio.
«Ancora oggi non c’è la cultura degli stadi in Italia. Sono stato in Inghilterra, perché ero interessato a un club di Championship e dall’albergo una porta dava direttamente sullo stadio. Auguro con tutto il cuore a Pallotta di fare lo stadio, è troppo tempo che se ne parla, ma io al suo posto penserei più alla squadra. Non voglio entrare nelle questioni della Roma, Pallotta è un grande presidente, sono questioni sue. Anche io ho preso lo stadio in concessione per 30 anni. Deve diventare un impianto fruibile per tutta la famiglia. Un progetto maestoso come i miei cinema. Nella Roma ci sono Baldissoni e Sabatini, sono due ottimi dirigenti, sapranno cosa fare».

Domani che partita sarà?
(risponde al telefono a Osti e dice: “li sfondiamo”) «La Roma deve vincere questa partita perché è una squadra che dice di puntare allo scudetto. Quindi con noi deve vincere, se la pareggiamo per noi sarebbe un bel risultato».

Ma Roma e Samp sono società amiche?
«Siamo amici fuori dal campo, come lo siamo con con altri, con Aurelio (De Laurentiis, n.d.r.), con la Lazio. In campo però la Roma voglio batterla».

Quando vinse all’Olimpico, due anni fa, disse che sarebbe entrato in campo, ma non lo ha fatto.
«L’altra volta non mi hanno fatto entrare, stavolta me la rischio la squalifica, in campo ci vado. Che Dio ci aiuti. Forza Samp e abbasso la Roma».

Dal Papa non andate più?
«Abbiamo spostato l’udienza al 5 novembre, per non farci dire che ci facciamo raccomandare dal santo Padre. I miei giocatori possono sfidare chiunque. I tifosi romanisti mi amano e questo mi fa molto piacere».

I cinesi sbarcano a Milano. La sua opinione?
«Da una parte se è vero che portano energia pulita come l’Enel è molto importante. Dall’altra mi piange il cuore non è possibile che non riusciamo esprimere realtà imprenditoriali italiane. Arrivano tutti questi signori, con questa faccia da stranieri si comprano tutto. Sono avvilito, è sempre un pezzo di Italia che se ne va. Inter e Milan ai cinesi, la Roma agli americani, mi viene da piangere».

Lotito o Pallotta: chi le sta più simpatico?
«Pallotta non lo conosco, Lotito sì e mi sta molto simpatico. Ha un solo difetto: dice che è laziale e non è vero».

Spalletti e Giampaolo sono molto amici.
«Giampaolo è amico solo della sua professionalità. Spalletti è un grande allenatore, l’ho visto buttarsi a terra e poi rialzarsi a Cagliari. Vorrei dire una cosa spiritosa. Mi sembrava Star Trek, con i capelli che gli ricrescono. Io faccio un fioretto. Se batto la Roma mi accorcio i capelli, faccio un taglio da presidente».

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