El Shaarawy: «Grazie alla Roma mi riprendo l’Italia»

Corriere dello Sport (A.Santoni) – «Lui non è uno da stage» aveva sentenziato martedì scorso Gian Piero Ventura. Uno modo per dare credito pubblico a Stephan El Shaarawy, tornato dopo nove mesi nel giro azzurro. In questo gran tourbillon di giovani emergenti, il Faraone, a 24 anni potrebbe anche passare da “senatore”. Se c’è qualcuno che sa cosa significhi emergere con grande anticipo questo è senza dubbio lui, debuttante in A a 16 anni, in Champions e in Nazionale a 19. Insomma un predestinato che pure ha avuto i suo bassi e i suoi smarrimenti. Tanto che, in età mediamente ancora acerba calcisticamente parlando, per lui si torna a parlare di ripartenza adesso che la Nazionale è tornata ad accorgersi di lui, complice il cambio di modulo e il ko di Verdi.

STOP AND GO – Era successo per esempio un anno fa, lui arrivato a Roma, dopo il mancato rilancio post Milan cercato in Francia, con il Monaco. Un finale di campionato, sotto la guida di Spalletti, di grande spessore: 16 presenze e 8 gol, buoni per convincere Conte a portarlo all’Europeo. Poi di nuovo un’annata, quella in corso, non proprio esaltante (nel 2017, in campionato, una sola partita da 90′), con 4 gol in 25 partite. La Nazionale potrebbe valere un finale di stagione da Faraone? Lui sembra esserne convinto. Il Faraone poi ragiona di se stesso con sincerità: «Si parla sempre di ripartenze, a proposito di me… diciamo che essere di nuovo qui è stato uno stimolo in più per confermarmi in modo definitivo. La verità è che la mia carriera è stata fatta di alti e bassi, questo è vero, perché sono stato condizionato dagli infortuni, in tutto sono rimasto fermo per un anno e mezzo. Però io non ho mai mollato». Importante è aver riaperto il discorso azzurro in questo momento: «Stage o non stage, sono molto soddisfatto di essere qui; ci tengo tantissimo, alla Nazionale, di cui faccio parte dal 2012. Mi è mancata moltissimo. Questa è un’opportunità per il futuro. Io guardo alle partite di giugno, di settembre, al mondiale 2018: l’Italia è il mio obiettivo».

STIMOLI – El Shaarawy ha continuato: «Per ottenere la Nazionale serve continuità; io ho bisogno di fiducia; ci sono momenti che non giochi e diventa tutto più difficile; ho tanta voglia di far vedere le mie qualità per cercare di convincere tutti». E qui il discorso porta inevitabilmente alla Roma. Può aver pesato il dualismo con Perotti, arrivato a inizio stagione dal “suo” Genoa? In fondo El Shaarawy non è nuovo a dover affrontare questi argomenti: cinque anni fa, dopo aver fatto sfracelli con il Milan di Allegri nel girone di andata (14 gol), l’arrivo di Balotelli a gennaio 2013, pur con ruoli diversi, lo ibernò (2 reti). Il Faraone adesso la mette così: «Nelle grandi squadre, abituate a competizioni di alto livello, è normale ci siano situazioni così. Anche questo è uno stimolo; comunque tra me, Perotti, Dzeko e Salah dobbiamo essere contenti per quello che abbiamo fatto là davanti, in questa stagione; peccato solo per l’eliminazione dalla Champions…».

COMPLIMENTI – Il Faraone non fa mistero di quanto pesi l’uscita della Roma dalla Coppa dalle grandi orecchie: «Guardando la Juve contro il Barcellona c’era in me ancora la rabbia per essere stati eliminati dal Porto. Io la Champions l’ho anche giocata, seppur poco, con il Milan (marzo 2012), proprio contro il Barcellona, e andò pure male. Ora mi dispiace seguire certe sfide solo in tv. Però bisogna fare i complimenti alla Juve per quello che sta producendo. Lo scontro diretto in campionato? Sarà molto difficile, dobbiamo arrivare lì il più vicino possibile a loro in classifica: dovremo mettere grande impegno prima e soprattutto in campo contro una squadra così forte».

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