Edin sale a quota 24 reti: «Calendario dannoso». E il tecnico lo pungola…

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Se pensate che la nuvoletta nera da anonimo impiegato abbia l’obbligo di stare alla larga dalle stelle del calcio, la parabola di Edin Dzeko potrebbe farvi cambiare idea. Mettetevi nei suoi panni. È il centravanti della Roma che ha appena sbancato Bologna e lui ha segnato il 24° gol in campionato, utile a restare in testa alla classifica dei cannonieri insieme a Belotti. Tra l’altro, essendo il 34° acuto in giallorosso, il bottino lo aiuta anche a cementare il primato di marcature in una sola stagione nella storia del club. Quanto basta per farlo sentire finalmente così leader da bacchettare persino i vertici del calcio sul calendario. «Non so se siamo più squadra da campionato che da coppe – dice -. Non credo. Penso che per le prime partite con Lazio e Lione la Federazione (in realtà è la Lega che organizza il campionato, ndr) non ci abbia aiutato. Secondo me è sempre meglio che una squadra vada avanti, ma in sei giorni ci hanno fatto giocare tre grandi gare (in mezzo c’era anche il Napoli e i giorni erano sette, ndr) anche se pure noi abbiamo sbagliato. Una squadra grande non deve fare così».

CRITICHE SPALLETTI – Insomma, parole da testa orgogliosamente alzata verso il cielo. Ma a quel punto, inaspettata, si addensa la nuvoletta nera. Indovinate chi scatena la pioggia? Ma sì, proprio lui, Luciano Spalletti, che ancora una volta decide di stimolare così il proprio centravanti. «Dzeko deve migliorare e dare di più, oltre ai gol e ai numeri importanti. Mi riferisco alle cose che deve fare un attaccante. I gol sono fini a se stessi se non si è squadra. Deve essere più disponibile al palleggio e più cattivo quando si va dentro». Accidenti che stoccate, ma l’allenatore pensa davvero questo? Meglio essere cauti, perché appena cambia l’interlocutore, cambia anche la tesi. «Dzeko sembra limitato nelle gare importanti? Mettiamoci d’accordo, quando non segnava lo pungolavo io, ora segna e dite che non è decisivo, quindi lo difendo: ha tirato tanto la carretta e se ogni tanto respira bisogno accettarlo». Domanda: qual è la verità? Visto che la prima tesi è stata la più gettonata nella stagione e mezzo spallettiana, propendiamo per quella, ma in tempi di parole in libertà – a partire dalla politica – ormai non giureremmo più su nulla.

CACCIA ALLA JUVE – Insomma, alla fine è meglio tornare alle parole di Dzeko, che racconta così il successo col Bologna: «Nonostante il caldo, abbiamo vinto segnando parecchie reti e non subendone. Contava questo. Non è mai facile giocare subito dopo che sei eliminato. Dopo la partita con la Lazio eravamo tutti tristi, ma ci sono altre 7 gare da giocare. Allo scudetto dobbiamo crederci, anche se occorre pure difendere il secondo posto, visto che l’anno scorso, arrivando terzi, siamo stati poi eliminati dal Porto. Per questo guardiamo sia al Napoli che alla Juve. È importante finire almeno alle spalle dei bianconeri, ma siamo a 6 punti e c’è lo scontro diretto, tutto è possibile. Ce lo siamo detti anche prima della partita: può cambiare ancora tutto». Non la sua vena di cacciatore di gol, si spera. «Voglio migliorare sempre e ne approfitto anche per ringraziare Perotti. Ha fatto un gran lavoro, poteva tirare e invece ha fatto l’assist per farmi segnare». Un dono che porta buonumore. Perciò Dzeko farà bene a sorridere e a scacciare la nuvoletta nera sopra la sua testa. Vedrà che a fine stagione forse anche Spalletti arriverà a fargli complimenti senza mettere postille.

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