Dove sono i difensori? All’Olimpico va in scena il festival degli errori

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La Gazzetta dello Sport (A.Schianchi) – Il primo tempo di Roma-Milan è da far vedere ai bambini delle scuole calcio. Non perché imparino, sia ben chiaro, ma perché evitino di commettere gli errori che i difensori, sia quelli giallorossi sia quelli rossoneri, dispensano con grande generosità. Diagonali sbagliate, chiusure imprecise, rilanci improvvisati, marcature sempre troppo blande. Un campionario di svarioni che deve far riflettere perché non è soltanto figlio delle poche qualità tecniche dei singoli, ma anche (se non soprattutto) della mancanza di coesione e di affiatamento dei reparti. E su quest’ultimo aspetto a dover incidere sono gli allenatori: Garcia e Mihajlovic, stando a quello che si vede all’Olimpico, hanno ancora parecchio da lavorare sulla fase difensiva. Nella ripresa il copione si ripete, anche se è la Roma a soffrire di più a causa di un evidente e inspiegabile calo fisico. Fatto sta che i difensori continuano a non azzeccare una giocata che sia una, inciampano sul pallone, impostano con impressionante lentezza. Eppure, questo va sempre ricordato, la grandezza di tutte le squadre si vede innanzitutto dalla solidità della retroguardia.

ESEMPI E RICORDI – Prendiamo i due gol per spiegare il grigiore e l’inadeguatezza dei difensori. Quello della Roma nasce da un errato posizionamento in occasione di un calcio di punizione. Nessun milanista marca i due romanisti che partono larghi. Il gol è di Rüdiger, ma dietro di lui c’è pure Gervinho pronto a intervenire. Inconcepibile una simile disattenzione. Sulla rete del Milan, invece, la retroguardia giallorossa si fa trovare scoperta sul lato di Florenzi (a dir la verità in crisi per tutta la partita): diagonale non fatta e centrocampisti che non scalano, così è facile il colpo di testa vincente di Kucka. Sono errori pesanti e obiettivamente incomprensibili se consideriamo che stiamo parlando di Roma e Milan, cioè di due squadre che dovrebbero essere nell’élite della Serie A. Il problema è che, troppo spesso, i dirigenti vanno a caccia di talenti dal centrocampo in su, dimenticandosi che le fortune di tutti gli allenatori nascono dalla bravura dei difensori. Che cosa sarebbe stato il Milan di Sacchi senza Tassotti, Galli (Costacurta), Baresi e Maldini? O che cosa avrebbe vinto la Juve dell’ultimo periodo senza il trio Barzagli-Bonucci-Chiellini?

PRESSING – Non sorprende che i due giocatori che sbagliano di più sono Florenzi e Abate: 17 passaggi (su 49) il primo; 18 palloni persi il secondo. Se le azioni ripartono con questo grado di qualità, è difficile poi assistere a un vero spettacolo. Di solito, quando si vuole proteggere la retroguardia e non la si vuole mettere in crisi, si cerca di pressare «alto», di rubare subito il pallone agli avversari in modo da non farli avanzare. Roma e Milan, invece, si comportano diversamente: i giallorossi sono sempre molto «lunghi» e aspettano il Milan (atteggiamento molto basso nel recupero della sfera); e gli uomini di Mihajlovic, anche se leggermente più aggressivi, non hanno nel furore agonistico il lato punto forte. Il problema, sia per Garcia sia per Mihajlovic, è la poca qualità. La Roma ha soltanto il 76,4 per cento di passaggi positivi, il Milan arriva a un misero 79,6 per cento. Troppo poco se si vuole costruire qualcosa di bello e, ovviamente, di vincente.

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