Di Francesco, il rilancio

Corriere dello Sport (R.Maida) – Il potere del tempo. E’ bastato un giorno a Eusebio Di Francesco, rinfrancato da un attento esame della partita di Vigo, per ritrovare la carica positiva in vista del debutto in campionato della Roma a Bergamo. Non gli è piaciuto, e non è piaciuta nemmeno alla dirigenza, la squadra maltrattata nel primo tempo dal Celta. Ci mancherebbe altro. Ma l’allenatore è convinto che con il tempo – ecco di nuovo la parola magica – i giocatori assimileranno il calcio che sta provando a introdurre a Trigoria. Non si aspettava una sconfitta così rumorosa in Spagna ma neppure immaginava di vedere dal primo giorno una Roma già pronta al cento per cento.

LE SCELTE – Non sarà al top nemmeno domenica contro l’Atalanta, chiaro. Né da un punto di vista fisico, visto che la sua è una preparazione piuttosto pesante, né sul piano tattico. Ma proprio in vista della prima partita vera Di Francesco ha gestito le energie per quanto fosse possibile: giudicava essenziali gli otto cambi per una squadra che tre giorni prima, con un gran caldo, aveva lottato alla pari per 70 minuti con il Siviglia. Soltanto il 4-0 senza attenuanti incassato dalla Roma bis in quel folle primo tempo gli ha suggerito di inserire sei titolari molti dei quali, nei programmi, non dovevano nemmeno entrare essendo affaticati: Perotti e Dzeko, soprattutto. Riteneva però di dover dare una scossa a un gruppo di giocatori che non rispondeva più ai comandi. Avrebbe anzi rinunciato anche a Bruno Peres e Kolarov, che erano stanchi e a Vigo hanno pagato dazio, se i tanti infortunati nel settore terzini non gli avessero imposto di spremerli nella seconda amichevole spagnola.

IL MERCATO – La preoccupazione semmai nasce proprio da questo. Per trasferire la nuova mentalità, un calcio basato sull’aggressività e sulla verticalità, diverso rispetto alla Roma dello scorso anno che si basava fondamentalmente sulle spigolate di Dzeko e sulle accelerazioni di Salah, Di Francesco ha bisogno di una rosa profonda che sia sempre in palla sotto l’aspetto atletico. A oggi, aspettando il completamento dell’organico, in molti ruoli ha soltanto un giocatore disponibile: i due terzini, appunto, e i due esterni offensivi. Aveva chiesto durante il ritiro di Pinzolo il Mahrez della situazione e anche un difensore centrale ma per il momento non li ha ottenuti (li avrà, perché Monchi osserva tutto): questo, evidentemente, gli ha creato qualche problema in più.

RAPPORTI – Il feeling con la squadra invece sembra buono. Il suo 4-3-3 non scricchiola nemmeno un po’. Alcune sue frasi pronunciate in Spagna («I giocatori mi dicono che attacchiamo troppo», «Si gioca come ci si allena, non si prepara così una partita») avevano lasciato intuire qualche crepa. In realtà non risultano distanze ideologiche tra Di Francesco e il gruppo. Semmai qualche interrogativo, legittimo ed esplicito, da parte di chi era abituato a lavorare diversamente. I risultati del resto lo dimostrano: la Roma prova degli schemi in allenamento, sia offensivi che difensivi, e poi non riesce ad applicarli in partita. 

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