La Repubblica – Sprint al veleno. La Champions si fa in quattro tra botte, squalifiche e ricorsi

Più che una corsa un posto in Champions, anzi per il preliminare d’agosto in vista della Champions 2012-2013, la volata per il terzo postoè stata finora un penoso trascinarsi verso il traguardo, o verso l’ultimo chilometro. Fossimo nel ciclismo si potrebbe dire che le cinque aspiranti si sono studiate con attenzione e studiandosi si sono aspettate, quasi in surplace, ognuna pronta ad accodarsi alla ruota della prima che avrebbe tentato l’allungo decisivo. Ma questo non è ciclismo: la verità è che le cinque sorelle sono arrivate fin qui, a 270 minuti dalla fine del campionato, col fiato grosso, incerte e incostanti, problematiche e incompiute, nessuna con la personalità e i talenti adatti per primeggiare davvero. Basta guardare la progressione dei punti dalla fine del girone d’andata per capire quanto si sia marciato a rilento. Alla diciannovesima giornata c’era l’Udinese a quota 38, Inter a 35, Lazio 33, Roma 31 e Napoli 29. Stando alle ultime dieci partite, è l’Inter quella che sta meno peggio (19 punti), seguita da Napoli (15), Roma (13), Udinese e Lazio (10).

E proprio queste ultime due, le meno brillanti e le più penalizzate dagli infortuni, hanno dato vita domenica sera al penultimo scontro diretto (l’ultimo sarà Lazio-Inter alla 38ª) da cui è scaturita un’altra infernale querelle che ci porteremo dietro per chissà quanto: la strana storia del triplice fischio fantasma. Quello di Udine, arrivato dalle tribune a gara in corso e da cui, con i laziali fermi e il gol del 2-0 di Pereyra, è nata una rissa in campo che ieriè stata sanzionata dal giudice sportivo: multa di 20 mila euro alla Lazio, 4 giornate di squalifica a Marchetti per aver spintonato l’arbitro e 3 a Dias per il suo atteggiamento «aggressivo e gravemente intimidatorio». La Lazio è furiosa per il gol convalidato a Pereyra: «E’ un evidente errore tecnico dell’arbitro. Chi conosce bene il regolamento sa che in quel momento la partita va fermata», urla Tare. Si riferisce, il ds della Lazio, all’articolo 5. Che recita testualmente: «Se uno spettatore emette un fischio e l’arbitro considera che tale fischio abbia interferito con il gioco, l’arbitro interromperà il gioco».

In base a questo, la Lazio ha deciso di presentare ricorso contro l’omologazione del risultato di 2-0, con l’obiettivo di arrivare alla ripetizione della partita. Praticamente nulle le probabilità di successo, visto che la regola stessa prevede non l’obbligo, per l’arbitro, ma la facoltà di interrompere l’azione, se ritiene che il fischio abbia influito sul gioco. C’è un precedente analogo risalente alla 24ª giornata della stagione ’87-’88, Inter-Roma 4-2: sul 3-0 il terzino interista Nobile sente un fischio e ferma il gioco prendendo la palla con le mani in area, l’arbitro Agnolin però non ha affatto fischiato e concede un rigore alla Roma, anche con un certo imbarazzo. Così l’ex arbitro Cesari: «La ripetizione della gara sarebbe possibile solo se Bergonzi ammettesse all’Aia di aver commesso un errore. Ma questo non succederà mai». Preciso anche Nicchi, presidente Aia: «L’arbitro non ha fischiato e ha fatto segnali inequivocabili di continuare il gioco, tant’è che un giocatore si è fermato ma cinque hanno proseguito: a livello regolamentare, l’arbitro ha fatto ciò che doveva e solo lui poteva fermare il gioco». È arrabbiata, la Lazio, anche perché quel gol potrebbe risultare determinante nella classifica avulsa in caso di parità finale con Napoli e Udinese. «La confusione c’è stata – spiega Tare – perché guardalinee e arbitro avevano detto che il gol era annullato. Poi hanno deciso di convalidarlo e fischiare la fine. Questo ha scatenato l’ira dei giocatori». Ricostruzione confermata a fine partita da Domizzi dell’Udinese. Intanto, se anche raggiungesse la Champions, la Lazio potrebbe non disputarla all’Olimpico: ieri nuova rottura con il Coni per l’affitto dell’impianto, Lotito ha eletto come domicilio europeo lo stadio di Palermo. In ogni caso la volata è partita. La favorita è in assoluto il Napoli, che ha la miglior classifica avulsa e un calendario tutto sommato agevole. Gli azzurri ospitano stasera il Palermo e Mazzarri lancia l’appello: «Ci restano tre finali e il pubblico dovrà sostenerci come ha fatto in coppa aiutandocia realizzare grandi imprese».

La squadra che sta meglio di tutte, cioè l’Inter (14 punti conquistati negli ultimi 18, il risveglio di Sneijder, la scoperta Guarin), ha il calendario più pesante: il Parma magari non sarà un avversario motivatissimo, ma Milan e Lazio certamente sì. Più deboli le speranze di Udinese e Lazio, quasi nulle quelle della Roma oggi in casa del Chievo, rischiando anche di restare fuori dall’Europa League: «Ci sono due possibilità per me – ribadisce seccato Luis Enrique -: restare o andar via, 50 e 50. Ho detto tante volte che sono un allenatore diverso, se volete anche il più scarso della serie A: quando arriverà il momento dirò quello che penso dopo aver parlato con la società. Prenderò la mia decisione. Ma io so al 100% cosa fare. Questi ragazzi daranno un gran futuro alla Roma» Sempre che poi la classifica non venga riscritta dalla procura federale a giugno, ma questa è un’altra storia. Anzi, forse è la storia.
La Repubblica – Giulio Cardone – Andrea Sorrentino 

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