Buona gara ma non sognare mai è un limite

Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Il bicchiere mezzo pieno è che la Roma ha giocato una partita più che dignitosa. Il bicchiere mezzo vuoto è che i big match di campionato sono diventati 7 e che contro Milan, Inter, Juve (2), Napoli, Lazio e Atalanta il raccolto è di 3 punti su 21 disponibili.

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La Roma ha provato a superare il suo limite ma, a un certo punto, ha accettato il Dna che la tiene ai confini della zona Champions ma sempre fuori dalla dimensione del sogno. Il vero rimpianto è che Fonseca non ha potuto giocare questa partita con Pellegrini e Smalling in campo, El Shaarawy e Pedro pronti a entrare dalla panchina e, magari, senza il caso-Dzeko che ha comunque tolto per un’ora l’attaccante più forte ed esperto della rosa.

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La Roma ha lasciato una buona impressione ma un’analisi sincera della partita deve partire da tre fatti importanti: 1) si è “portoghesizzata” per lunghi tratti: il possesso palla senza tiri non basta; 2) il cambio Diawara-Villar è davvero inspiegabile; 3) la Juve ha giocato la partita che voleva, senza vergognarsi di sembrare bruttina, pur di non lasciare a Borja Mayoral la profondità e a Mkhitaryan e Veretout gli inserimenti. L’obiettivo di Fonseca è il quarto posto. Non è uomo da promesse o utopie, proprio per questo dovrà essere giudicato solo per i risultati.

 

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