2001, Napoli-Roma 2-2. Una punizione di Pecchia rimanda lo scudetto ma meglio così

Pagine Romaniste (L.Fantoni) – Perché vincere uno scudetto fuori casa, al San Paolo di Napoli e con una giornata di anticipo? Meglio soffrire fino all’ultimo ma poter poi esultare davanti alla propria gente, no? Si con il senno di poi, ma se quel giorno di inizio giugno del 2001 l’aveste chiesto ad un tifoso romanista, avrebbe firmato con il sangue per una vittoria contro i partenopei. Vittoria che sfumò a nove minuti dalla fine e che surriscaldò gli animi dei romanisti con una lite tra Capello e Montella con quest’ultimo che accusò l’allenatore di averlo fatto entrare troppo tardi. Il clima non era dei migliori. Quel giorno al posto dell’aereoplanino giocò Marco Delvecchio, sostenuto da Batistuta e Totti. A centrocampo Cafù e Di Francesco giocavano sulle fasce con Emerson e Tommasi al centro. I tre difensori erano Zebina, Samuel e Zago con Antonioli in porta. Il Napoli di Mondonico, ancora con la speranza della salvezza, aveva una squadra mediocre con i giocatori più rappresentativi che erano Pecchia, Jankulovski, Edmundo e un giovanissimo Amauri.

PECCHIA RIMANDA TUTTO – A quel tempo le trasferte non erano ancora vietate e di tifosi della Roma, a Napoli, ce ne sono tantissimi. Gli ospiti iniziano bene con un paio di azioni pericolose di Delvecchio e Batistuta ma gli azzurri rispondono con un colpo di testa di Edmundo che finisce fuori di poco. Sale il ritmo della partita e al 37’ i partenopei passano in vantaggio. Pecchia trova un corridoio interessante per Nick Amoruso che anticipa Samuel e batte Antonioli. Quando tra i tifosi comincia a serpeggiare l’idea che il sogno possa trasformarsi in un incubo, Batigol mette il piede in una mischia e firma il pareggio prima della fine del primo tempo. Nella ripresa sembra fatta. Al 52’ infatti Totti stoppa un pallone tra petto e mani e scarica un bolide di destro che si insacca. I giallorossi continuano a spingere ma Cafù si divora il gol che poteva consegnare definitivamente lo scudetto e, come spesso accade nel calcio, la squadra di Capello viene punita a pochi minuti dalla fine. Samuel commette un fallo su Moriero al limite dell’area. Sulla palla va Pecchia che calcia in mezzo alla barriera sorprendendo un colpevole Antonioli. Nel finale Montella avrebbe un’occasione ma di sinistro calcia addosso a Mancini. 2-2 e possibile festa, diventata poi realtà, rimandata all’Olimpico.

RIALZARSI – Passiamo dall’euforia di 17 anni fa allo sconforto di oggi. La Roma di Di Francesco dalla sfida con il Qarabag sta tenendo un ritmo da metà classifica. Sono arrivate alcune vittorie, è vero, ma mai nessuna è stata convincente. La sconfitta con il Milan per 2-0 è l’apice del periodo nero dei giallorossi: nessuna idea di gioco e neanche la volontà di reagire e di conservare intatto almeno l’orgoglio. Serve un cambiamento repentino, qualunque cosa esso comporti. La fiducia in Di Francesco c’è, perché non bisogna guardare solo a queste ultime partite ma anche al match contro il Chelsea, forse il migliore della stagione. La fiducia però non è infinita. Un brutto risultato con il Napoli e con lo Shakhtar potrebbe compromettere il proseguo della carriera dell’ex Sassuolo sulla panchina dei capitolini. Ora sta ai giocatori dimostrare che il gruppo è unito e che tutti remano dalla stessa parte per non far affondare la nave.

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