L’algido Biglia e il passionale De Rossi capitani diversi in attesa dei rinnovi

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Corriere Della Sera (S.Torrisi – G.Piacentini) – Ancora sospeso nel limbo di chi non ha mai battuto la Roma, Lucas Biglia sta avvicinandosi al derby con la convinzione che questa possa essere la volta buona. Per il capitano della Lazio, quattro volte in campo nella stracittadina con un bilancio di tre sconfitte e un pareggio, la sfida di domenica pomeriggio prende perciò un significato ancora più importante: quello di riuscire a sfatare finalmente uno dei tabu che hanno punteggiato, anche con la maglia della nazionale argentina, questi ultimi anni di carriera. Periodo sfortunato, considerate le tre finali perse di fila assieme a Messi, in cui il playmaker di Simone Inzaghi ha comunque dimostrato di avere la grinta unita alla personalità per dare sempre tutto in campo per Lazio ed Argentina. Uno dei motivi che lo ha costretto a restare spesso ai box, fermato da una miriade di infortuni da usura che testimoniano però la voglia di non far mai mancare la propria presenza quando la squadra di turno ne aveva più bisogno. Carattere forte e determinato che gli riconosce anche lo spogliatoio biancoceleste, pronto a seguirlo domenica prossima con l’obiettivo di regalargli la prima, grande soddisfazione nel derby della Capitale. Stima per Biglia che resta immutata pure nelle stanze di Formello, dove il presidente Lotito si prepara a formulare una nuova offerta di prolungamento contrattuale per il faro del centrocampo laziale. Dopo lo snervante tira e molla su cifre e bonus – che la società, causa i ripetuti infortuni, vorrebbe legare al numero di presenze in campo del mediano argentino – il giocatore era parso non poco indispettito dalla mancanza di fiducia della dirigenza. Una situazione che la Lazio proverà a sbloccare prima di Natale, conscia, tra l’altro della corte serrata che a Biglia sta facendo l’Inter, naturalmente su input di Stefano Pioli, suo ex allenatore in biancoceleste.

«Chi è di Roma non può non sentirlo, ma non ho più l’ansia che avevo da ventenne». Il derby non può essere una gara come tutte le altre, soprattutto per uno come Daniele De Rossi che ha nelle gambe quasi 650 presenze da professionista, tre Mondiali (di cui uno vinto) e tre Europei. Quello di domenica pomeriggio sarà, comprese le coppe, il derby numero 26 in carriera: Daniele salirà al secondo posto nella classifica dei più presenti al fianco di Guido Masetti (che però conta due gare non ufficiali) e alle spalle dell’irraggiungibile (42) Francesco Totti. Proprio insieme a quest’ultimo e ad Alessandro Florenzi, partecipando ad una serata con i tifosi, De Rossi ha lanciato l’appello ai romanisti a tornare in curva Sud. Le motivazioni le aveva già espresse dopo il match col Pescara. «Un derby senza curve è una miseria. Venivano da tutto il mondo per vederlo, ora è una tristezza. Mi dispiace aver iniziato in un certo modo e finire invece così, con lo stadio semivuoto: ci siamo tutti un po’ imborghesiti». Nonostante un bilancio in attivo (11 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte), De Rossi ha vissuto la stracittadina in maniera fin troppo passionale: dalla sostituzione di Ranieri, che tolse lui e Totti nell’intervallo e vinse in rimonta (aprile 2010), al cazzotto a Mauri (11 novembre del 2012) che gli costò la sua unica espulsione, fino all’unico gol realizzato, nella sconfitta per 4-2 dell’aprile del 2009. In panchina c’era Spalletti, che nella sua seconda esperienza romanista ha ritrovato un De Rossi più maturo, per il quale il derby è sempre importante ma “«a mia ossessione è la classifica». Mai come questa volta, infatti, vincere significherebbe rilanciare alla Juventus la sfida scudetto: l’unico trofeo che potrebbe convincere Daniele, che sta discutendo il rinnovo del contratto in scadenza, a chiudere la sua carriera lontano da Roma.

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