Zidane: «Aver vinto qui la mia prima partita in Europa è magnifico»

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La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Zizou ha fatto 15. O’ guaglione dicono a Napoli, dove il numero 15 è il ragazzo, appunto. E ragazzo era Zinedine Zidane l’ultima volta che aveva giocato contro la Roma, l’8 dicembre 2004. Perché questi colori, in qualche modo, sono nel suo destino: è il club più affrontato in carriera da giocatore (14 volte), è pure il primo avversario da allenatore in Champions, che per il Real vale sempre più dell’oro. E allora c’è da credergli quando la sua pelata perde quasi importanza al cospetto del sorriso: «Sono felice, per Cristiano, per il Real, per il gruppo, per me. È magnifico vincere qui la mia prima partita in Europa». E sì che il Real è già con un piede e mezzo ai quarti. «È stato un match molto difficile, specie nel primo tempo. La prestazione però mi ha soddisfatto. E nel secondo tempo siamo cresciuti, abbiamo fatto meglio e la vittoria è arrivata di conseguenza».

DRIBBLING E APPLAUSI – Conseguenza che non fa scopa con i rigori reclamati dalla Roma: «Non ho visto», fa Zidane. Una piccola bugia, un dribbling dei suoi, con le parole invece che con i piedi. «Avevamo bisogno di un risultato in trasferta, le cose non ci riuscivano in questo senso e la squadra si sentiva sotto pressione. La vittoria ci aiuta, ci dà morale, avremmo potuto segnare anche di più, ma c’è da dire che anche la Roma ha avuto qualche occasione. Di più: sono orgoglioso di tutti, abbiamo dimostrato che il Real è anche un grande gruppo». L’ingresso e il gol di Jesé, l’esultanza della panchina ai due gol, gli abbracci a fine partita a tutti i calciatori, non solo a Ronaldo. Ecco le prove che cita Zidane per aumentare il valore del suo primo successo europeo: «Chi gioca di meno è importante come gli altri, perché tutti servono per arrivare a vincere». Vincere che ora è diventata storia complicata nella Liga, dopo la vittoria del Barcellona: «Sì, sono a più sette in campionato, sarà dura recuperare. Ma questo non significa che ci arrenderemo. Ora però voglio godermi questo successo. La qualificazione però non è ancora chiusa, c’è un ritorno da giocare e nel calcio non si può mai dire». Come non si può dire che la Roma gli porti male, se è vero che delle 15 volte complessive da avversario (14 da giocatore, 1 da allenatore), Zidane ne ha perse solo 2.

MARCELO – Il numero che interessa è però l’11. L’undicesima Champions, concetto che Zidane (di cui Ramos dice: «Grande allenatore, c’è stato feeling dal primo giorno») ha rinfrescato nella testa dei calciatori del Real: «Vincere non è un’ossessione – commenta Marcelo –. La finale di Milano è ancora lontana. Ma certo questa è una vittoria importante, perché la squadra non ha mai smesso di lottare, neppure nei momenti più complicati. E quando abbiamo avuto l’opportunità per segnare, l’abbiamo fatto». Pare semplice, è la differenza dei campioni.

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