Il Messaggero – Zeman: «Roma bella ha sorpreso anche me»

«Sono proprio contento. Credevo peggio. E invece stiamo più avanti di quanto pensassi».Zeman promuove la Roma. Sembrerà strano, perché di solito l’allenatore di Praga, in fase di preparazione non regala niente ai suoi giocatori. Ma il successo contro il Liverpool, a quanto pare, è piaciuto anche a lui. Per il prestigio e, ancor di più, per il gioco.
Schizzi dei suoi schemi al Fenway Park, in evidenza i movimenti scritti dalla sua mano. Il pubblico del baseball trascinato dai giallorossi. Al gol di Bradley, per l’uno a zero, il coro patriottico: Usa-Usa-Usa. Nel finale della ripresa, sul 2 a 1, quel Roma-Roma-Roma che sa di affetto e di consenso. Applausi, anche oltreoceano, per la squadra del boemo. «Qualcosa di positivo c’è stato. Siamo migliorati, ma ci manca la continuità. Speriamo che i risultati ci aiutino a crescere, dandoci fiducia». Il successo, il quinto consecutivo, dà gusto anche a lui. «Avevamo tanti giovani in campo e quindi eravamo meno esperti di loro che avevano giocato già quattro amichevoli e noi una soltanto. Anch’io la penso come Zeman. Il calcio deve essere propositivo: bisogna attaccare, riconquistare palla e pressare. Ed essere squadra. Anche se il mio collega ha poi campioni come Totti e Pjanic che aiutano i ragazzi nella crescita» spiega Rodgers, l’allenatore dei Reds.
I riflettori si accendono sul tecnico di Praga che, in poco più di tre settimane, ha ridato un’impronta alla Roma. Zeman, però, non accetta che si esageri sulla sua missione. Nè considera fondamentali i top player per essere i migliori: «Io non voglio fare nessuna rivoluzione. Sono quarant’anni che insegno calcio e mi piace farlo a modo mio. Poi è ovvio che pure a me interessa vincere, ma non è detto che siano necessari i grandi nomi. Prendete il Barcellona: ottiene certi risultati non solo perché ha ottimi calciatori, ma perché ha un gioco. Oltre a essere bravi, dunque, lì si comportano da squadra».
In questo senso basta il suo giudizio sulla prestazione contro il Liverpool. La Roma va sul 2 a 0 nella ripresa, all’allenatore giallorosso piace di più il primo tempo, finito 0 a 0: «Sì, meglio la prima parte: siamo stati più ordinati. Gli altri si basano sui gol io devo pensare alla squadra nell’insieme. La logica del risultato non fa per me. A me interessa che stiamo cominciando a fare qualcosa di buono». Niente classifiche di merito, nemmeno tra i reparti. «Io devo valutare il comportamento di tutta la squadra per far funzionare il sistema di gioco. Ognuno secondo i propri ruoli». Fa però i complimenti a Bradley: «Si impegna tanto, lavora molto. Può darci una mano. Sta mostrando le sue potenzialità». Simpatico un passaggio di un’intervista rilasciata alla rivista del club giallorosso:«Sono di nuovo a Roma per tentare di vincere. Ho ritrovato la passione di questa città, la gente mi chiedeva di tornare e ora, con il desiderio che è diventato realtà, si aspetta qualcosa da me. Poi se le cose andranno male mi tireranno le pietre…».
Stasera nel New Jersey, alle ore 20 (le 2 in Italia), la terza e ultima amichevole della tournee, contro l’El Salvador alla Red Bull Arena. «Vogliamo chiudere con una grande prestazione» la promessa di Bradley, protagonista al Fenway Park. «Anche se non conosco il valore di questo avversario, per noi sarà comunque un test importante perché dobbiamo continuare a far bene e a migliorare» aggiunge Totti. Che ai media statunitensi, pronti a pronosticargli un futuro alla Beckham, non esclude l’ipotesi di un trasferimento in America: «Per ora non ci penso. Mai dire mai, però…».

Il Messaggero – Ugo Trani

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