Corriere della Sera – Zeman: “La Roma è da scudetto? Perchè no, ci proviamo”

Francesco Totti, Zdenek Zeman, Michael Bradley. La storia della Roma, l’allenatore che è stato fortemente voluto dai tifosi e il figlio dell’allenatore della nazionale che ha raggiunto il sogno di giocare in Italia. Sullo sfondo c’è il Wrigley Field, lo stadio di baseball dei Chicago Cubs (…). La prima partita nella terra dei nuovi proprietari, rappresentati ieri da Mark Pannes, porta con sé una frase di Zeman che, detta con la solita aria sorniona, può essere letta come una battuta o come un vero proclama. «La Roma è da scudetto? Perché no. Ci proveremo».

Ottimo per far correre la fantasia, anche se Franco Baldini, che del progetto Roma resta comunque la pietra angolare perché i valori ricercati (bel gioco, correttezza, immagine) sono i suoi, aveva presentato Zeman così: «Un allenatore famoso per il suo gioco offensivo». Punto di riferimento di quel gioco d’attacco, naturalmente, è Francesco Totti. Anche lui di buon umore. Anche lui con qualche messaggio forte da mandare: «Zeman ha detto che sto meglio di 13 anni fa? Contro gli austriaci ho corso tanto perché era l’ultimo giorno di ritiro ed ero contento. Penso che quella del mister sia stata una battuta, ma è normale che mi senta meglio rispetto ai primi giorni. Ho cercato di mettermi a disposizione e ho fatto quello che potevo. Siamo ancora in fase di allestimento, ma abbiamo tempo da qui all’inizio di campionato. Sicuramente a metà agosto starò ancora meglio. Il mio ruolo? Si vedrà, mi adatterò. L’importante è giocare».

Fare l’esterno d’attacco, con Zeman, è vita dura e nella Roma c’è molta concorrenza per il ruolo di centravanti: anche Osvaldo e Bojan preferirebbero giocare lì e c’è Destro in arrivo. O, almeno, così sperano i romanisti. E anche Totti: «Spero che possa arrivare, è un giovane promettente. Roma e Siena sono piazze differenti, ma si troverà a suo agio e lo metteremo nelle condizioni migliori. Ancora non è un giocatore della Roma, però. Spero che possa diventare un top player nei prossimi due-tre anni. La motivazione che ho per continuare – e per continuare accanto a tanti giovani – è la passione che ho e che cerco di mettere in ogni partita. Il calcio è divertimento, mi diverto e cerco di far divertire la gente. Poi, finché sto bene fisicamente, cerco di dare ilmio contributo. Giocare negli States? Adesso non ci penso, ma ci ho pensato. Anche di recente. Qui c’è un’altra cultura, un altro stile di vita, differente dalla nostra. Sono impressionato ».

Gli States hanno colpito anche Zdenek Zeman, che non ci era mai stato prima e che deve combattere soprattutto con i divieti di fumo che sono praticamente ovunque: «Ma un posto per fumare prima o poi lo trovo! ». Gli chiedono di Bradley, il neo acquisto, e della proprietà a stelle e strisce: «Ne penso tutto il bene possibile, l’America è un grande paese e può trasferire la sua esperienza anche nel modo del calcio. La nazionale americana sta facendo bene, anche ai Mondiali, mi auguro che anche il calcio qui possa crescere. Se è positivo per la Roma? Si, penso di si, spero che aiuti a far crescere anche noi».

Poi gli altri nuovi, Castan e Tachtsidis: «Li ho visti oggi, è difficile giudicare. So che Castan ha giocato la finale di Copa Libertadores due settimane fa, vuol dire che sta bene. Tachtsidis si è allenato a parte, l’ho visto lo scorso anno a Verona e mi ha impressionato: spero che mi dia soddisfazioni anche quest’anno. La rosa? Siamo ventiquattro, non è un problema di numero, ma di vedere se si può migliorare con calciatori più bravi di quelli attuali. Ci sono le possibilità di migliorare, ma bisogna vedere bene». (…)

Corriere della Sera – Gianluca Piacentini

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