Gazzetta dello Sport – Un uomo chiamato gol

Su e giù per Manhattan, sgranando visite da Tiffany, Apple, Abercrombie come una sorta di pellegrinaggio profano. Prima del match contro El Salvador (nella notte italiana) che ha chiuso ufficialmente la tournée statunitense, la Roma gode dell’insolita accondiscendenza di Zeman — in visita invece a «Ground Zero» — per una mattinata libera da officiare nei templi più tradizionali dello shopping di New York.
Over mille Guai a illudersi troppo, perché l’allenatore boemo ha completato solo la prima parte della preparazione, che riprenderà dal 2 agosto a Irdning in Austria. Tutta benzina da versare in un motore che al solito, in attacco, si preannuncia ruggente. La formula Zeman, d’altronde, è un marchio di fabbrica che prevede il gol come prodotto finale. Non a caso, secondo i dati forniti dalla rivista sociale e da noi rielaborati, le sue squadre nei 25 campionati italiani — dalla Serie C2 col Licata alla Serie A col Pescara — hanno segnato 1141 reti in 756 partite, con una media di 1,51 gol (con 45,6 a torneo). Meglio anche rispetto a due profeti del calcio offensivo come Luciano Spalletti (654 reti in 447 partite: media 1,46, con 40,9 a torneo) e Arrigo Sacchi (298 in 377 match: media 1,27, con 37,7 a torneo). Certo, se è vero che aggiungendo i campionati esteri Spalletti supererebbe Zeman (con 1,53 gol per gara contro l’1,50 del boemo), che non ha brillato nel Fenerbahce e nella Stella Rossa, a differenza del toscano nello Zenit San Pietroburgo, c’è da dire che non sempre le squadre dell’attuale tecnico giallorosso hanno avuto giocatori di primissima fascia.
Meccanismi Ma Zeman non ne ha fatto mai un cruccio. «Non c’è bisogno di avere grandi campioni per fare un buon calcio – ha detto -. È vero che il Barcellona ha tante stelle, ma il loro segreto è che ragionano e si comportano come una squadra. È quello che cerco di fare io da quarant’anni. Non voglio fare rivoluzioni, ma solo fare il mio calcio per divertire la gente. In questa settimana abbiamo provato a farlo anche qui negli Stati Uniti, visto che questa è gente che apprezza lo spettacolo».
Destro & Coppie Ma il bello arriva adesso, perché adesso si aggregherà al gruppo anche Mattia Destro, portando in dote anche i suoi 12 gol della stagione scorsa. La domanda è: chi resterà fuori? Considerato Borriello out dalle scelte, tutti gli attaccanti a disposizione del boemo — Totti, Osvaldo, Lamela, Bojan, Lopez e lo stesso Destro — sono assai duttili. Nel gioco delle coppie, come idea di base sarebbe quella di provare a destra Lamela-Lopez, al centro Totti-Osvaldo e a sinistra Destro-Bojan. I distinguo comunque sono tanti, visto che il capitano è stato spesso impiegato a sinistra, scambiandosi spesso di posizione con Pjanic per fungere quasi da trequartista al limite dell’area avversaria, mentre lo stesso Marquinho è stato provato come esterno alto di sinistra.
Benedizione Totti Insomma lavori in corso, che però stanno conquistando la squadra. «Ho avuto tanti allenatori — dice infatti Totti alla Fox — ma quelli che ho apprezzato di più sono Zeman e Spalletti, perché erano concentrati sulle tattiche offensive. Condivido l’idea del nostro allenatore di cercare sempre il gol, perché questo è la cosa migliore per un attaccante, senza contare che il suo tipo di calcio è differente da tutti gli altri». Certo, il capitano gradirebbe i campioni, ma ha capito la filosofia del nuovo corso. «Se dovessi fare i nomi che mi piacciono, direi giocatori di fama mondiale, ma so che il club sta lavorando duro per acquistare giovani talenti utili per il presente e per il futuro. Sono convinto che la Roma che sta nascendo sarà una buona squadra». Che ignorerà il significato della parola noia.

Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

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