Il Messaggero – Ecco Zeman, l’altro progetto

«Ne resterà soltanto uno». La speranza dei tifosi della Roma è che a differenza del film Highlander, in ritiro con Zeman ne rimanga qualcuno in più in piedi. Quello che è certo è che con il tecnico boemo la preparazione pre-campionato cambierà radicalmente. Se lo scorso anno Luis Enrique fece suo il motto «Trabajo e sudor», apparso scritto in un lenzuolo bianco appeso al recinto del parco sportivo di Riscone, dove la Roma giocò la prima amichevole stagionale, a Zeman non servirà nemmeno parlare. Totti ne sa qualcosa e infatti un paio di giorni fa scherzando, ma non troppo, ha dichiarato: «So a cosa vado incontro. Cercherò di farmi trovare pronto perché la preparazione sarà dura». Zeman non si scompone e fa bene. Del resto, come ama ricordare «bisogna lavorare se si vuole migliorare. Non capisco i discorsi che si fanno sulla mia preparazione definendola massacrante ma sarà che provengo da altri sport dove ci si allena il doppio o il triplo e non è mai morto nessuno».

L’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno sarà comunque netta. Con Luis Enrique, a parte la palestra, la preparazione atletica si effettuava solamente con il pallone. Tanto pallone, abbinato alla tattica, al possesso palla e a qualche giochino divertente affrontato dai calciatori anche con un pizzico di incredulità, come se fosse una roba da bambini. Chi non ricorda la famosa acchiapparella, divenuta l’esercizio simbolo del ritiro di Lucho così come il trasportare la porta da parte della squadra fu quello simbolo di Spalletti a Castelrotto? Senza dimenticare una sorta di palla avvelenata che costringeva i calciatori a toccare il pallone solamente con le mani e a far gol di testa. Metodologie diverse, frutto di un’idea di calcio differente. Il tutto, comunque, si riduceva ad un paio d’ore d’allenamento la mattina e a un’ora e mezza il pomeriggio, preceduta dalla visione di un dvd che riproponeva la seduta del mattino.

Dal prossimo 5 luglio (le lettere di convocazione per i calciatori partiranno oggi: Zeman vorrebbe lavorare con 24 elementi ma alla fine, suo malgrado, in ritiro saranno molti di più, ndc) si cambia musica. Compariranno nuovamente le corse nel bosco, i birilli, le ripetute, i test sul salto triplo e i temutissimi gradoni (non essendoci nello stadio di Riscone, la Roma si sta adoperando per costruire una tribuna senza seggiolini, ndc). Il pallone? A piccole dosi. Dopo tre giorni dall’arrivo verrà disputata un’amichevole contro una selezione locale, dove immaginare una squadra imballata è pressoché scontato. Ma chi parla di uno Zeman antico dovrà ricredersi. Se Luis Enrique utilizzava in campo il suo l’iPad 2, quello con doppia telecamera, anche il boemo non sarà da meno in quanto a tecnologia, con l’utilizzo di cellule fotoelettriche. Rispetto al passato, quando i suoi ritiri duravano tre settimane, il tecnico dovrà modificare la preparazione avendo a disposizione, tra arrivi e partenze, solamente una decina di giorni pieni (5-17 luglio) che si annunciano molto duri. Un indizio? Gli allenamenti giornalieri dureranno cinque ore e mezza: in campo dalle 9.30 alle 12 e dalle 17.30 alle 20.

Mercato: continua il braccio di ferro con il Fluminense per Marquinho. La Roma vuole il centrocampista in prestito con diritto di riscatto fissato per gennaio mentre il club brasiliano esige il rispetto degli accordi stipulati nella sessione di mercato invernale. In settimana incontro con il Bari per definire la questione legata a Stoian: in cambio, la società pugliese ambirebbe a prendere in prestito Viviani che però sarà uno di quelli che riceverà la lettera di convocazione per il ritiro. Entro venerdì, previsto il cda del club: situazione finanziaria intermedia, budget per la gestione del club nel 2013 e aggiornamento sulla vicenda stadio, i temi del giorno.

Il Messaggero – Stefano Carina

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