Corriere dello Sport – Zago: «Una sfida così se la sognano pure in Brasile»

L’attesa è diversa da quando era calciatore?
«Cambia poco. Conto le ore che mancano. E’ sempre una partita speciale. Sin dal primo giorno che arrivai a Roma, nel 1998, capii quanto fosse importante il derby. Mi sono lasciato coinvolgere, i tifosi mi hanno parlato subito del derby. E l’ho vissuta come una partita diversa dalle altre. Ci tenevo tantissimo. Ed è stato un privilegio averla disputata da protagonista. Eppure quando arrivai era un momento particolare per la Roma. Era il periodo dei quattro derby persi di fila. E io arrivai e persi proprio il quarto. Ricordo che qualche settimana dopo il mio arrivo i tifosi vennero a contestare a Trigoria. Furono aperti i cancelli, vennero a parlare con noi. Ricordo il povero Fabrizio Carroccia, il Mortadella, che oggi non c’è più. Era un ultrà, ma anche un grande amico dei giocatori, in particolare dei brasiliani. La contestazione non servì ad evitare la quarta sconfitta. A Roma il derby ha un significato particolare. Unico. Se lo vinci può cambiare la stagione. Non si può fare un pronostico, neanche per stasera».

Quali differenze con i derby in Brasile?
«Tutta un’altra cosa. Anche lì i tifosi sono molto passionali. Ho giocato un Palmeiras-Corinthians, era la finale scudetto. Grande rivalità, ma niente a che vedere con il derby di Roma».

Ci racconti i suoi derby speciali
«Il primo con Capello. All’epoca eravamo inferiori alla Lazio, che alla fine vinse lo scudetto. Ma quel giorno dopo mezz’ora eravamo già 4-0 per noi. Nei miei derby prevalgono i ricordi positivi. Ne ho giocati otto, vinti quattro, pareggiati due e persi due. Il mio derby più bello, però, resta quello vinto con autogol di Negro. Una vittoria importante anche per la conquista dello scudetto. Ma vincere con un autogol, per i nostri tifosi e non solo per loro è stato il massimo. Era una partita difficile, anche la Lazio giocava bene. Mihajlovic colpì la traversa, ci fu un po’ di fortuna, ma eravamo superiori».

Totti non hai mai nascosto di provare antipatia sportiva per i laziali.
«Dal quel punto di vista non stanno simpatici anche a me. Per lui è ancora più comprensibile. E’ nato a Roma, è tifoso, da 25 anni veste la maglia giallorossa. La Roma è la sua vita. Non mi ha sorpreso averlo ritrovato ad altissimi livelli. Vuole vincere il secondo scudetto. Se lo merita. Io la penso come lui. Da calciatore ebbi un problema. Fui aggredito da alcuni tifosi laziali all’uscita del ristorante, durante la comunione di mia figlia».

Come è diverso il derby della Capitale?
«La cultura sportiva a Roma ha un significato particolare. Penso che un giocatore che ha fatto la storia della Roma non può giocare nella Lazio. A Milano succede che Milan e Inter si scambino i giocatori».

I romani sentono di più il derby?
«Sì, è così. Mi accorgo anche oggi che per Francesco (Totti, n.d.r.) è una settimana diversa. Anche Petruzzi e Di Biagio lo sentivano moltissimo. Ricordo che non riuscivano a dormire, passavano la notte a camminare sul corridoio. Per chi è nato a Roma è più sentito. Lo stesso discorso vale per De Rossi. Deve fare attenzione a non commettere errori come all’andata, quando è stato espulso. Deve giocarselo fino alla fine».

Capello ha cercato di stemperare le tensioni del derby
«Durante la settimana era tranquillo, non affrontava mai l’argomento, dal sabato ci dava la carica giusta. Voleva massima concentrazione, sul pullman nessuno si permetteva di scherzare. Dalla panchina ci trasmetteva sicurezza».

Altri ricordi di derby
«Molto bello fu anche quello del 3-3, nella mia prima stagione in giallorosso. E quello vinto nel campionato successivo, con Zeman, per 3-1. Ma era una situazione diversa, niente a che vedere con quello dell’autogol di Negro, che ci aiutò a vincere lo scudetto».

La Roma di oggi ha molti giovani che conoscono poco l’atmosfera del derby
«In molti sono arrivati quest’anno e non lo sentono come lo sentivamo noi. Ma li aiuteremo a calarsi nel clima della stracittadina».

Che Lazio troverete?
«Penso che loro risentiranno della partita giocata giovedì in Turchia. Per andare avanti dovranno vincere bene in casa e questo pensiero potrà condizionarli».

E la Roma?
«Avrà grandi motivazioni per prendersi la rivincita dopo la sconfitta dell’andata. E i giocatori hanno voglia di riscattare la prestazione di Palermo. La Roma viene da tre derby persi, è arrivato il momento di tornare a vincere. Dobbiamo ancora raggiungere il nostro obiettivo, il ritorno in Europa. Ci servono punti. E poi dovremo centrare la finale di Coppa Italia. Pagherei per giocare quella finale contro la Lazio. Per me sarebbe un sogno».(…)

Corriere dello Sport – Guido D’Ubaldo

 

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