Zago: “La Roma può ancora sognare la qualificazione anche se difficile. Spero che l’anno prossimo Di Francesco lotti per lo Scudetto”

Antonio Carlos Zago, ex difensore della Roma con cui è diventato campione d’Italia nel 2001, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di TeleRadioStereo. Queste le sue parole:

Sei stato assistente nella Roma di Zeman.
“Sì, 2 o 3 mesi, ma le cose quell’anno non sono andate bene. Però ho avuto l’opportunità di lavorare con lui di nuovo dopo averlo avuto come allenatore quando sono arrivato a Roma”.

Passando a Roma-Barcellona, che cos’ha che non va in questa squadra?
“E’ difficile da dire, la Roma ha fatto belle partite, come quella con lo Shakhtar. Questo è il primo anno di Di Francesco ed è difficile, la squadra però ha tutto quello che serve per stare in zona Champions, nonostante abbiano sbagliato qualcosa sia il tecnico sia i giocatori. La cosa più importante è dare continuità, confermando Di Francesco, che ha dimostrato di essere un buon allenatore. Ha infatti fatto crescere il Sassuolo, dove ha vissuto quattro anni alla grande. Serve per questo continuare con lui, sperando che l’anno prossimo la Roma possa arrivare a lottare per lo Scudetto”.

Roma è veramente la città più complicata dove lavorare?
“Sì, è una piazza un po’ particolare, la Roma non ha vinto tanto nella sua storia, ma quando abbiamo avuto grandi giocatori, come quando giocavo io, abbiamo vinto. Un peccato non aver vinto il secondo Scudetto. Anche lì abbiamo sbagliato qualcosa, ma quando ci sono grandi giocatori si può vincere. La mentalità vincente nasce all’interno dello spogliatoio, dal lavoro, da quello che fanno i giocatori e tutto lo staff tecnico. Per questo continuo a dire che bisogna dare continuità a questo progetto tecnico e a questo allenatore, che dovrà dimostrare di essere il grande tecnico che è”.

Ti aspettavi che Eusebio Di Francesco potesse diventare un allenatore?
“Ho un ottimo rapporto con Eusebio ed è riuscito a dimostrare di poter essere un buon allenatore fin da subito. Ancora è giovane e ha tanti anni per lavorare. Quando giocavamo non ho mai pensato che potesse fare l’allenatore, ma ci è riuscito e negli ultimi anni ha fatto un buon lavoro al Sassuolo. Questo è al suo primo anno in una grande squadra come la Roma e ha bisogno di tempo per dimostrare quello che vale, per dimostrare qualcosa in più”.

Se ti parlo del 26 febbraio 2002 che cosa ti viene in mente?
“Roma-Barcellona 3-0, ma io ero in panchina e non ricordo bene. Quello era un Barcellona diverso da questo, all’andata pareggiammo 1-1 e forse oggi ci servirà una partita come quella. La Roma deve sognare ancora la qualificazione anche se sarà difficile. Speriamo possa segnare nei primi minuti e che faccia una bella partita come quella di andata. A Barcellona ha fatto bene, ci sono stati molti errori individuali che hanno punito la Roma. Dopo il secondo gol la squadra è andata un po’ giù di morale. Se non fosse stato per quei due autogol, oggi saremmo stati sicuramente qui a parlare di una partita molto diversa anche questa sera”.

La Roma ha avuto un grande avvio in questa stagione anche dal punto di vista difensivo. Ora le cose sono diverse. Pensi sia un problema della squadra?
“Credo sia un problema di concentrazione. Il campionato italiano è uno dei più difficili in Europa, un difensore che riesce a giocare in questo campionato può fare bene ovunque. Mantenere la concentrazione per tutta la stagione è complicato, ma bisogna cercare di farlo. Ho visto difensori sbagliare un po’ di più nelle ultime partite, come è successo a Barcellona. Speriamo che questa sera la fase difensiva possa essere un punto forte della Roma e che in attacco possano segnare”.

Cosa pensi di Alisson?
“Non è stato una sorpresa. Lui è molto forte. In Brasile erano diversi anni che si parlava di lui. Anche il fratello è forte. Quando si è fatto male è subentrato Alisson e ha fatto molto bene, un po’ come successe con Dida”.

Gerson?
“L’ho visto poco quando giocava in Brasile, ma lì non si parla molto di lui perché non è nel giro della Nazionale. Lui è ancora giovane e può crescere, ha un buon potenziale e questo secondo anno è migliorato. Forse non è quello che tutti si aspettavano, ma speriamo possa crescere ancora, perché tatticamente è molto forte”.

Quando giocavi con Capello eri l’arma in più di quella squadra. Eri un po’ il regista arretrato che manca a questa squadra di Di Francesco?
“E’ difficile trovare giocatori con le mie caratteristiche. All’inizio della mia carriera ero un centrocampista ed era più facile uscire con la palla. Ora le cose sono diverse e gli allenatori non chiedono più a un difensore di superare il centrocampo. In Brasile, e anche a Capello, piaceva tanto, facevo quello che mi chiedeva di fare e creavo una superiorità numerica in attacco che è una cosa molto importante quando si gioca a tre. Non so cosa chieda Di Francesco ai suoi difensori, ma quello che manca di più è la concentrazione”.

Tu arrivasti a gennaio, come andò quella trattativa?
“L’anno precedente ero in Giappone, poi sono stato sei mesi in Brasile al Corinthians prima di arrivare alla Roma. Prima che Wenger andasse in Giappone avevo parlato con lui, voleva portarmi anche all’Arsenal. Quegli anni avevo fatto bene, forse non mi conoscevano qui in Italia ma sono sempre stato un giocatore molto regolare, avevo la grinta, sapevo giocare, avevo il senso della posizione. Magari hanno fatto vedere queste cose a Zeman e Perinetti, e sono arrivato alla Roma facendo la scelta migliore”.

Questa settimana c’è anche il Derby. Ti sei mai chiarito con Simeone?
“Ci ho sempre tenuto a giocare quella partita, mi sono subito calato nel clima dei Derby. Forse perché Roma era la mia seconda casa, forse perché ho vissuto l’ambiente della città. Lo vivevo con lo stesso spirito dei giocatori romani e romanisti, con lo stesso spirito dei tifosi. Non mi tiravo mai indietro. Ci sono state liti con tanti giocatori, ma quella con Simeone è rimasta nella memoria dei romanisti. Mi dispiace perché non è stato un gesto bello, ma per la maglia della Roma lo rifarei. Giocare in quel periodo significava tutto e delle volte andavo oltre”.

Perché sei andato via?
“Perché la Roma non mi ha voluto rinnovare il contratto e sono andato in Turchia. Io volevo chiudere la carriera qui e vivere qui. Purtroppo non è andata così, ma ho fatto il mio dovere a Roma”.

Ieri la Roma ha chiesto sui social di fare una formazione di calcetto con cinque giocatori della Roma. Qual è la tua?
“Antonioli perché ha vinto lo scudetto, i due difensori direi io e Aldair. Centrocampista Totti e in attacco Batistuta o Montella. Anche Konsel in porta non sarebbe male”.

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