Warner: «Blatter sa perché è caduto E anche io so tutto»

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La Gazzetta dello Sport (M. L. Pegna) – Pareva fuori di sé l’altra notte, Jack Warner, l’ex vice­presidente Fifa e per più di vent’anni presidente della Concacaf. Dopo essere stato arrestato mercoledì scorso e rilasciato su cauzione (395 mila dollari) con sulla testa 10 capi d’imputazione e la prospettiva di trascorrere almeno un ventennio nelle galere americane, per sette lunghi minuti, pagati dal suo partito, l’Independent Liberal Party, ha parlato alla tv nazionale e promesso (ma sembrava una minaccia) di raccontare tutto quello che sa. Probabilmente, molto: «Non avrò problemi a sollevare scandali. Neppure la morte potrà fermare questa valanga, ma ormai non si torna più indietro». Perché ha detto anche di temere per la sua vita, Jack. Ha citato Ghandi e lanciato strali contro Sepp Blatter: «Lui sa perché è caduto, e se c’è qualcun altro informato dei fatti, quello sono io».

CIFRATO Un messaggio neppure troppo cifrato inviato dall’ex ministro di Trinidad ed ex professore di storia agli investigatori Usa. Insomma, Warner deve aver fatto una semplice riflessione sulle sue (misere) prospettive future e ora spera di diventare un collaboratore di giustizia di questa inchiesta per salvarsi. Vorrebbe emulare Chuck Blazer, il suo vice alla Concacaf dal ‘90, la prima «Gola Profonda» dell’indagine le cui rivelazioni in un tribunale di Brooklyn nel 2013 sono state finalmente pubblicate mercoledì sera. Ma ora si è saputo che anche i suoi figli, Daryan e Daryll Warner, nel 2013 hanno vuotato il sacco nello stesso tribunale dopo aver cercato di depositare 600 mila dollari, il frutto di azioni illegali, in una dozzina di banche americane.

VITTIMA Jack si è dichiarato vittima degli eventi, anche se sarebbe stato lui il destinatario dei 10 milioni di dollari, l’enorme tangente pagata dal comitato organizzatore sudafricano e transitata attraverso i conti Fifa. Lui che a Trinidad molti vedono come una sorta di Robin Hood («Aiuta la povera gente a costruirsi la casa», raccontava una sua ex collega al dipartimento di storia della University of West Indies) e altri considerano una specie di boss mafioso contro cui è meglio non schierarsi. «Certi segreti non li terrò più per me per favorire chi ha cercato di distruggere il Paese. Ho documenti e assegni che legano Blatter e altri membri della Fifa a un tentativo di manipolare l’elezione nel mio Paese». Si riferiva a quella presidenziale del 2010, anche se non è chiaro il motivo di un’interferenza Fifa.

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