Viaggiando nella Hall Of Fame: Rudi Voeller, il tedesco volante solitario

Pagine Romaniste (F. Belli)“In qualunque direzione tu vada, vacci con tutto il cuore” diceva Confucio. Corri, corri senza fermarti mai. Vai spedito verso la meta e arriverà in soccorso anche la buona sorte. Perché la fortuna è solo un dividendo del sudore, più si suda più la si ottiene. E allora corri, o al massimo vola. In altre parole: “Vola, tedesco vola”, il coro che la Curva Sud ha dedicato a Rudi Voeller modellato su “La notte vola” della CuccariniÈ lui l’ultimo acquisto di una certa rilevanza dell’era Viola. Arrivato nella Capitale nel 1987, nella sua prima stagione in Italia non ha brillato. Troppi infortuni e acciacchi, sono già pronte le sentenze dell’ambiente: “Avemo comprato un giocatore rotto”. L’Eintracht è alle porte, la cessione è vicina. Ma il destino non ha fatto i conti con l’ingegner Dino Viola, che si impunta e lo costringe a restare realizzando una delle ultime meraviglie da presidente della Roma prima di spegnersi pochi anni dopo per un maledetto tumore all’intestino. Da quella stagione cambia tutto.

Il derby del Flaminio e le notti magiche

All’inizio non segna tantissimo ma fa reparto da solo in una squadra mediocre ormai vago ricordo di quella corazzata che era la Roma degli anni 80′. Significativo un racconto dell’ex compagno di squadra Rizzitelli: “Una volta durante una partita mi si è avvicinato e mi ha detto: Ruggiero, stai qui. Sei stanco, ti vedo. Correrò io per te”. Il tedesco spicca il volo ma non dimentica quando è meglio restare a terra: il 18 marzo del 1990 decide il derby del Flaminio con un colpo di testa senza saltare. Indimenticabili in quella stagione testaccina quei due derby giocati lontani dall’Olimpico in ristrutturazione per le “notti tragiche”. Perché magiche lo sono state solo per i crucchi e per lo stesso Voeller, che avrà la gran bella soddisfazione di alzare la coppa del Mondo nel suo stadio, a casa sua. La stagione successiva è quella delle più grandi emozioni e delusioni personali per “Tante Kathe”, soprannome affibbiatogli dal compagno Berthold che proveniva anche lui da Francoforte dove le vecchie signore venivano chiamate così dai bambini. Segna 25 gol in stagione, più di chiunque altro in Europa, e trascina la Roma nelle finali di Coppa Italia e Coppa Uefa. La prima sarà vinta con i campioni d’Italia della Sampdoria. La seconda, ahime, persa contro l’Inter in una doppia sfida maledetta. Chi vola in alto è sempre solo, e lui è stato maledettamente solo in quella Roma più “de core” che altro. A proposito, oggi compie 60 anni. Tanti auguri Rudi Voeller!

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