Corriere della Sera – Non solo Totti e De Rossi. Nuovi romani arrivano

Spagnola e americana, giovane e vecchia, modello Barcellona e italianizzata. Tra i tanti modi in cui è stata definita fino ad oggi la Roma di Luis Enrique, quello meno utilizzato è “romana“. La formazione giallorossa, invece, sta riscoprendo un’anima romana che negli ultimi anni è sempre stata un valore aggiunto. “L’importante è che i giocatori siano forti, non importa dove sono nati“, è sempre stato il ritornello del tecnico spagnolo. Vero.

Ma è anche vero che nelle 22 partite ufficiali giocate quest’anno dalla Roma (19 in campionato, 2 in Europa League e 1 in Coppa Italia) è sempre sceso in campo almeno un giocatore proveniente dal vivaio: dal solo De Rossi contro Palermo e Milan, ai 5 contemporaneamente (Rosi, De Rossi, Totti, Greco e Viviani, questi ultimi due subentrati a partita in corso) nella trasferta di Bologna. Facile, si dirà, quando si hanno in rosa Totti e De Rossi. Facile ma non scontato, perché il capitano ha saltato per infortunio parecchie partite e il capitano del futuro si è fermato proprio in questi giorni.

I nuovi alfieri della romanità sono tutti più o meno giovani e tutti di belle speranze: da Rosi a Greco, da Viviani a Caprari fino a Verre. L’unico romano che è rimasto sempre a guardare è stato Curci. Alle spalle di Totti e di De Rossi, le sorprese più belle sono senza dubbio Aleandro Rosi – finito sul taccuino di Cesare Prandelli, alla ricerca di forze fresche per la Nazionale in vista degli Europei – e Leandro Greco. Non più troppo giovani – 24 anni il primo, 25 il secondo – sono stati letteralmente rilanciati da Luis Enrique proprio nel momento in cui la loro carriera esigeva una svolta. È stato Lucho a ridargli fiducia, a trasformarli da promesse in calciatori e a restituire alla Roma due giocatori importanti, a costo zero.

Sul podio dei più utilizzati (ha totalizzato 7 presenze) c’è anche Federico Viviani (è nato a Lecco, ma solo perché all’epoca il papà, anche lui calciatore, giocava lì), capitano della Primavera campione d’Italia e lanciato da Luis Enrique che, al termine del ritiro di Riscone, si sbilanciò con dei complimenti pubblici dopo averlo ribattezzato “Bibiani“. Daniele De Rossi in persona lo ha designato come suo erede prima dell’esordio in campionato nella gara più delicata della stagione, quella casalinga contro la Juventus davanti ad un Olimpico pieno e in un momento in cui la Roma veniva da due sconfitte consecutive. Lui non si è fatto prendere dall’emozione, dimostrando di essere pronto per il calcio dei grandi.
Così come Caprari (3 presenze tra coppa e campionato), che ha scelto di andare a crescere alla corte di Zeman, a Pescara. Ha giocato solo in Europa ed è in attesa di esordire in campionato, infine, Valerio Verre: classe ’94 e a detta di molti il prodotto migliore del settore giovanile. La lista sarebbe ancora lunga e su una cosa non ci sono dubbi: nella Roma la romanità è assicurata, ancora per molti anni.

Corriere della Sera – Gianluca Piacentini

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