Viva il 4-2-3-1: dal cambio di modulo 6 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta in 9 partite

Pagine Romaniste (Alessio Nardo) – Sarà solo un caso? Chissà. Sta di fatto che i numeri parlano chiaro. E che i mille dibattiti estivi circa lo scarso adattamento della rosa della Roma costruita da Monchi al 4-3-3 prediletto da Eusebio Di Francesco evidentemente avevano un fondamento. C’è da spaccare la prima fase di stagione romanista in due tronconi per capirne di più. E per dare meriti a chi, come il mister abruzzese, ha saputo mettere da parte delle convinzioni apparentemente granitiche. Per il bene della squadra.

Detto, a beneficio di chi non ritiene importanti i famosi numerelli e che osserva con sdegno chi osa parlarne, che i moduli sono “dinamici” e che dunque non bisogna fossilizzarsi sulle posizioni in campo dei giocatori come se fossero quelli del Calcio Balilla, resta un fatto che la Roma abbia utilizzato cinque volte, di partenza, il 4-3-3 nelle prime sei gare stagionali. Nella fattispecie contro Toro, Atalanta, Chievo, Real Madrid e Bologna. E il 3-4-1-2 (o 2-1) contro il Milan a San Siro. Alternando diversi interpreti soprattutto a centrocampo, reparto che ha faticato a ricostruirsi dopo le pesanti cessioni estive. In questo pacchetto di partite, Di Francesco non ha trovato risposte confortanti nonostante gli svariati tentativi di assortimento effettuati. Pur sperimentando quasi tutte le sue pedine a disposizione (Pellegrini, Cristante, Pastore, Nzonzi, Zaniolo, inizialmente anche Strootman) nei due ruoli di intermedio. Gli effetti sul campo sono stati devastanti, con un solo successo (a Torino) ottenuto in sei gare, oltre a 2 pareggi e 3 sconfitte, la miseria di 7 gol realizzati e ben 12 subiti (media di 2 a partita). Differenza reti, dunque, pari a -5.

Non si poteva andare avanti così. Difatti il ritiro post catastrofe di Bologna, i colloqui con i senatori dello spogliatoio e un bel po’ di riflessioni a mente fredda hanno portato Di Francesco alla soluzione più intelligente: schierare due mediani davanti alla difesa, per garantire maggiore copertura a fronte dell’assenza di una vera mezzala di interdizione, e proporre un uomo più avanzato a supporto di Dzeko e delle due ali. Inizialmente il cambiamento era stato previsto per agevolare le qualità e le caratteristiche di Pastore, che però si è presto infortunato e ha lasciato spazio, nel derby, all’esplosione inattesa e imprevista di Lorenzo Pellegrini, letteralmente rinato dal gol di tacco rifilato alla Lazio e riscopertosi trequartista da urlo. Dal 4-0 al Frosinone, ossia dalla variante tattica del 4-2-3-1 adottata dal mister, sono arrivate 6 vittorie in 9 gare, una sola sconfitta (l’inopinato capitombolo con la Spal) e si è verificato un miglioramento sostanziale in termini di gol segnati (21, uno ogni 39’) e subiti (6, uno ogni 135’). Non resta che procedere in questa direzione. Senza accontentarsi. In attesa di nuove brillanti intuizioni. Perché il calcio vive di idee. E se serve, anche di ripensamenti.

RENDIMENTO PRE ROMA-FROSINONE – 6 partite
Torino-Roma 0-1
Roma-Atalanta 3-3
Milan-Roma 2-1
Roma-Chievo 2-2
Real Madrid-Roma 3-0
Bologna-Roma 2-0
BILANCIO: 1 vittoria, 2 pareggi, 3 sconfitte
7 gol segnati – uno ogni 77’
12 gol subiti – uno ogni 45’

RENDIMENTO POST ROMA-FROSINONE – 9 PARTITE
Roma-Frosinone 4-0
Roma-Lazio 3-1
Roma-Viktoria Plzen 5-0
Empoli-Roma 0-2
Roma-Spal 0-2
Roma-CSKA Mosca 3-0
Napoli-Roma 1-1
Fiorentina-Roma 1-1
CSKA Mosca-Roma 1-2
BILANCIO: 6 vittorie, 2 pareggi, 1 sconfitta
21 gol segnati – uno ogni 39’
6 gol subiti – uno ogni 135’

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