
Paola Vinciguerra, psicoterapeuta romana e presidente dell’Associazione europea disturbo da attacchi di panico, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero. Queste le sue parole:
«Due anni dopo, un altro bagno di lacrime all’Olimpico. Un altro simbolo va via dalla “famiglia”. Ma con una diversa emozione collettiva».
Lei parla di “famiglia” e di abbandono, perché?
«Che cosa altro sono questi saluti allo stadio? La grande “famiglia” si riunisce per separarsi dal suo “parente” amato. Una separazione non aspettata e, soprattutto, non accettata. Per Totti è stata una festa, pur commovente. Ora no».
L’addio non voluto dal giocatore viene vissuto dalla tifoseria come un tradimento?
«Certo, si è obbligati a separarsi da un idolo che faceva parte di un tuo credo, di un sogno. Un insulto alla fedeltà».
Perché De Rossi è sempre stato fedele alla squadra?
«Perché la tifoseria ancora non si è ripresa dal saluto di Totti e ora ha di nuovo un vuoto da colmare. Non si è sentita rispettata, appunto, nella fedeltà».
Che cosa potrebbe scatenare un sentimento come questo?
«La tifoseria non si è sentita calcolata in questa operazione che ha allontanato “Capitan futuro”. I “grandi” della famiglia hanno deciso per tutti».
