Verde e meno torri. Ora tutti d’accordo per il nuovo stadio. Il 3 marzo sarà «sì»

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – A voler usare la sua stessa volgare espressione, si potrebbe dire che Paolo Berdini l’ha presa sui denti. Battuta non felice, oggi forse persino scontata. E allora meglio virare altrove: l’hashtag #famostostadio per la prima volta è entrato in Campidoglio. Perché questo è il succo della giornata di ieri, dell’incontro tra i tecnici del Comune di Roma, l’avvocato dei 5Stelle Luca Lanzalone e i proponenti dell’impianto di Tor di Valle. Siamo dovuti arrivare al giorno di San Valentino del 2017 perché tutti i partecipanti al rendez-vous, durato circa due ore, uscissero dal Campidoglio con la stessa sensazione: lo stadio si farà. Ecco perché parole, musica e mimica facciale dei protagonisti, alla fine, erano improntate all’ottimismo spinto. «Ringrazio la Roma per aver risposto alle nostre sollecitazioni della riunione della scorsa settimana – ha detto il vice sindaco Luca Bergamo –. Ci è stata presentata una revisione del progetto dai caratteri fortemente innovativi. I tavoli tecnici sono ancora al lavoro, sarà rispettata la tempistica del 3 marzo». E il d.g. della Roma Mauro Baldissoni ha sostanzialmente confermato: «Sono soddisfatto dell’incontro. Abbiamo sempre detto di voler fare questo progetto insieme alla città, in maniera condivisa. Crediamo di aver intercettato le esigenze e le visioni della nuova giunta».

ADDIO BERDINI All’incontro non era presente la sindaca Virginia Raggi. Assente anche Paolo Berdini. Assente per davvero, neppure come convitato di pietra di una partita che ormai non lo riguarda più. E le «dimissioni irrevocabili» dell’ormai ex assessore all’Urbanistica annunciate nel tardo pomeriggio ne sono la diretta conseguenza, non senza aver sparato l’ennesimo colpo di fucile sul progetto: «Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo stadio della Roma», ha urlato Berdini. Se dietro queste parole ci sia, come in un’infinita partita di poker, l’ultimo disperato rilancio per tenere vigili gli elettori del Movimento 5Stelle, è scenario da non escludere totalmente. Ma la sostituzione è ormai stata effettuata, difficile influenzare il match da bordo campo.

PIÙ VERDE Assai più facile che i tavoli tecnici, perennemente aperti, e l’incontro «politico» tra le parti della prossima settimana producano il definitivo accordo. Ieri sono state gettate le basi. Già, ma come? Più verde e meno cemento, bioedilizia, nuove planimetrie e rendering riadattati: tutto questo è stato piazzato sul tavolo dalla Roma, i «caratteri innovativi» citati da Bergamo. I proponenti hanno messo nero su bianco una riduzione del business park – e non dell’intero progetto – di una percentuale compresa tra il 20-25%, che si traduce in un significativo abbassamento delle tre torri Libeskind (ma si chiameranno ancora così?) e nella rinuncia, da parte di Pallotta, di qualche costruzione del Convivium (ovvero i negozi), al posto delle quali sarà aumentata la percentuale di aree verdi. In cambio dei circa 50 milioni di euro che ballano, non saranno tolti il ponte della Roma-Fiumicino e il relativo svincolo, confermati anche in virtù della recente bocciatura del ponte dei Congressi. Saranno piuttosto ridistribuite le risorse relative alle opere pubbliche, che evidentemente arriveranno a costare meno ai proponenti. Con buona pace di Berdini, salutato anche dalla Raggi che ha avocato a sé le deleghe all’Urbanistica: «Ora basta. Prendiamo atto che preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare. Noi andiamo avanti».

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