Vecchio Florenzi nuova serenità. Mai più terzino?

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – La serenità, ultimamente, è venuta un po’ meno. Ad uno straordinario momento nella vita privata – il matrimonio a giugno, la nascita del primo figlio prevista prima dell’Europeo – si è contrapposto un momento di luci ed ombre con la Roma: l’abbraccio a Garcia dopo il gol col Genoa l’ha costretto a spiegare che lui gioca «per la Roma e non per gli allenatori»; l’infortunio contro la Juventus e il pubblico rimprovero di Spalletti, a cui sono seguiti articoli e dichiarazioni in radio che poco ha gradito, lo hanno innervosito, soprattutto perché a Roma, città che con i suoi figli spesso è poco materna, qualcuno ha fatto anche letteratura sul problema alla caviglia. C’era chi ironizzava, anche sui social, visto che Florenzi è uno che in questi anni non si è mai tirato indietro, e l’assenza di comunicati ufficiali sulle sue condizioni autorizzava le voci, incontrollate e incontrollabili.

VERSO IL RECORD – È stato lui stesso, sempre domenica dopo la Samp, a chiarire tutto: «Avevo un edema sull’osso, sono stato male e ancora adesso non sto benissimo. Per questo il fatto che Spalletti mi abbia messo in campo è stato un segnale importante per me». Gli ha restituito serenità, e magari questo lo aiuterà a mettere da parte le solite incertezze sul ruolo (terzino? centrocampista? attaccante?) e lo aiuterà anche a superare il record di gol con la Roma: è a 6 (5 in campionato e 1 in Champions), dovesse segnarne uno in più arriverebbe a quota 7, mai toccata da quando, quattro anni fa, è tornato a Trigoria dopo la felice esperienza a Crotone. Di quel ragazzo, che tra poco più di un mese compirà 25 anni, è rimasto poco, ed è anche logico così. È diventato uomo, da promessa si è trasformato in calciatore affermato, la Nazionale lo chiama, l’Europeo oggi sembra più sicuro di quanto fosse, due anni fa, il Mondiale con Prandelli, che alla fine non lo chiamò.

DA RUDI A DANI – Il tecnico francese gli ha cambiato ruolo, lo ha trasformato da centrocampista a punta esterna, con Spalletti ha giocato tra il centrocampo e l’attacco, non è mai partito titolare come terzino destro e questo fa pensare, considerando quello che si pensava di lui ad inizio stagione. Lo pensava – forse – Garcia, lo pensava sicuramente la società, che con quel paragone con Dani Alves gli ha fatto in realtà più male che bene. Adesso però si è voltata pagina (nel rinnovato sito del club è inserito tra i centrocampisti) e magari un sorriso domenica notte, oltre che dal gol che ha aperto la strada alla vittoria contro la Samp – con relativa esultanza dedicata ad Hulk Hogan – anche dalla vittoria dei Broncos al Superbowl.

CALCIO E FOOTBALL – Dal pallone rotondo a quello ovale il passo è stato breve, vista anche la foto pubblicata sui social in compagnia del gigante Peyton Manning, classe 1976 come Totti. Loro sono alle battute finali della carriera, quella di Florenzi è nel vivo. E chissà che Spalletti, passato dal rimprovero dello Juventus Stadium ai baci dell’Olimpico, non possa aiutarlo a trovare definitivamente il suo posto nel mondo. E in campo: «Lui è sempre bravo in parecchie posizioni, però ciò vuol dire che lui va a tappare i buchi lasciati da compagni che non fanno benissimo in quei ruoli». E questo vuol dire che il dispendio di energie è sempre enorme. Deve imparare a gestirsi meglio e, magari, gestire meglio anche pressioni e critiche. La serenità verrà di conseguenza.

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