Vai Nainggolan, ora dicci chi sei

Corriere dello Sport (R.Maida) – Non era un problema di sistema di gioco. Che si parli di 4-3-3 o di 4-2-3-1, ammesso che le differenze siano così sostanziose, Radja Nainggolan continua a giocare al di sotto delle sue (enormi) possibilità. E la Roma soffre in termini di dinamismo e intensità, oltre che in zona-gol.

DANNO – Condizionato da un problema muscolare che si porta dietro da novembre – ricordate il derby giocato pochi giorni dopo aver lasciato il ritiro della nazionale belga – Nainggolan sta facendo una fatica incredibile a tornare in forma. Rispetto allo scorso anno i numeri lo bocciano in maniera sonora, specialmente in area di rigore: Nainggolan ha segnato 2 gol contro i 7 che aveva incasellato con Spalletti. E alla ventiseiesima giornata, cioè la prossima, nel 2017 visse la sua serata sublime con la doppietta a San Siro contro l’Inter.

COINCIDENZA – Stavolta la ventiseiesima è contro l’altra milanese e magari è di buon auspicio. Perché sempre nella scorsa stagione fu lui a decidere la sfida contro il Milan all’Olimpico, in capo a un match equilibrato nel quale la giocata del singolo fece la differenza. Domani, dopo la deludente esibizione di Kharkiv in cui è stato addirittura sostituito per una scelta tecnico-tattica, gli si presenta l’occasione giusta per un immediato rilancio.

SPOSTAMENTO –  Non è bastato il cambio di sistema di gioco, che l’ha avvicinato alla porta avversaria come in passato, a renderlo più pericoloso. Anzi, si può tranquillamente osservare che la sua pericolosità offensiva è rimasta invariata: a Udine ha creato 7 potenziali palle-gol, incluso un assist per Perotti, quando giocava trequartista nel 4-2-3-1. Ma il 30 dicembre contro il Sassuolo, da mezz’ala del 4-3-3, era andato al tiro 5 volte senza essere adeguatamente preciso (uno solo nello specchio della porta). Sembra di risentire le parole di inizio stagione di Eusebio Di Francesco che ad agosto, dopo l’amichevole di Siviglia, spiegò bene l’evoluzione di Nainggolan: «A me non sembra poco convinto di tornare a fare l’interno, il ruolo che ha ricoperto più spesso in carriera. Altrimenti me lo avrebbe comunicato. E poi un grande centrocampista deve sapere interpretare le due fasi: si attacca e si difende insieme. Lo facevo io da giocatore, lo farà anche lui».

ADATTAMENTO –  Lo stesso giocatore, interpellato sulla novità tattica nei giorni del rinnovo contrattuale con la Roma, aveva minimizzato: «Ci vorrà un po’ di tempo per assimilare i nuovi meccanismi ma non è un dramma, ho già giocato a lungo in quella posizione». Il problema allora è ritrovarsi, e farlo velocemente perché il campionato e la Champions si stanno avvicinando alla fase conclusiva. A prescindere dalla casella occupata in partenza. Nainggolan è il primo a sapere di non aver reso secondo le proprie potenzialità ma nel prossimo delicatissimo ciclo di partite (Milan, Napoli, Torino, Shakhtar) si augura di riprendere il filo. Per la Roma e per se stesso: per ogni partita grigia che passa, le sue possibilità di conquistare una convocazione per il Mondiale diminuiscono. Anzi il ct del Belgio, Roberto Martinez, sembra averlo già bocciato: toccherà a Nainggolan stracciare il copione scrivendo un libro nuovo e avvincente che preveda il lieto fine.

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