Uno Zeman meno folle, Eusebio è spettacolo

Corriere Dello Sport (A.Polverosi) – E’ un calcio d’attacco, un calcio fatto con le ali, con le sovrapposizioni dei terzini, con gli inserimenti dei centrocampisti. E’ un calcio che piace, ma che non perde mai il senso dell’equilibrio. Per questo quando si confronta il 4-3-3 di Di Francesco col 4-3-3 di Zeman si fa sempre un po’ di confusione, solo per il gusto di parlare dell’allievo e del maestro. E’ difficile trovare una squadra di Di Francesco tutta scoperta, la fase difensiva è curata bene, riparte in contropiede ma senza dimenticare che, da un momento all’altro, ti possono colpire alle spalle. Zeman, invece, è spostato molto più avanti, molto più in là.

IL MARCHIO SASSUOLODi Francesco ha cominciato ad allenare il Sassuolo nel 2012, in Serie B, e tranne una breve parentesi (con Malesani da fine gennaio a inizio marzo del 2014) c’è rimasto per cinque stagioni. Ogni anno, un passo avanti. E’ cresciuto insieme alla sua squadra fino ad arrivare nella scorsa stagione, probabilmente la migliore da quando è in Emilia, in Europa League. In questi anni la squadra è cambiata spesso, ma ha avuto quattro elementi fissi: il difensore centrale Acerbi, il regista Magnanelli, l’interno Missiroli e l’ala Berardi.

IL REGISTAMagnanelli è portatore di un calcio ragionato. Appartiene alla categoria dei giocatori pensanti, nati in mezzo al campo, capaci di vedere il gioco più rapidamente di altri. E’ un tipo di giocatore che dà al calcio di Di Francesco l’idea più esatta. Gioco corto e gioco lungo, ma soprattutto i tempi, la sincronia. Dal regista parte l’azione di Di Francesco, che prevede la salita dei due terzini (era perfetto, in questo senso, il lavoro di Vrsaljko nel campionato scorso) col taglio contemporaneo delle ali. I due terzini arrivano sul fondo per il cross, le due ali si accentrano per la conclusione. Vrsaljko-Berardi e Peluso-Sansone, nel Sassuolo della scorsa stagione, erano coppie legate da un elastico. Non c’era mai una sovrapposizione fuori tempo.

CENTRAVANTI MOBILE Al futuro probabile tecnico della Roma piacciono punte centrali che non diano riferimenti alla difesa avversaria. Defrel è l’ideale, per intenderci: tecnica, movimento in verticale, apertura degli spazi per le due ali che arrivano spesso al centro dell’attacco e anche per i due interni. Nel 4-3-3 di Di Francesco, il regista sta davanti alla difesa ma è sempre ben coperto anche ai suoi fianchi. Quindi, le due mezze ali, per spingersi nello spazio che si libera davanti a loro, devono avere un bel ritmo e una notevole forza muscolare. Missiroli ha svolto bene quel lavoro, ha segnato tanto in B, ma i suoi gol sono arrivati anche in A. Il giovane Pellegrini ancora meglio: sei gol al suo secondo campionato di Serie A. Sarebbe pronto per il ritorno a Roma.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti