Un nuovo rinvio per lo stadio. Berdini torna, accuse a Raggi

Il Messaggero (S.Canettieri) – Paolo Berdini aspetta di vedere il nuovo progetto di Tor di Valle, prima di picconarlo. Anche se ammette: «Come ci si arriverà – chiede ironico – ora che ci sono anche meno opere pubbliche, con l’elicottero?». L’ex assessore all’Urbanistica dopo lo strappo violento con la giunta Raggi è ritornato all’antico, alla vecchia professione, nel suo studio sopra piazza Barberini. «Il Comune? Non mi manca affatto. Lo stadio – dice a Il Messaggero è un incidente di percorso sul quale si è sfracellata un’ipotesi di rinnovamento della città».

L’ITER – Intanto, il progetto originario è stato dimezzato nelle cubature e nella concezione (sono spariti i tre grattacieli sostituiti da diciotto palazzine) e il Campidoglio è al lavoro per riscrivere la nuova delibera sull’interesse pubblico, per superare la 132/2014 di Marino. Sull’altro fronte i «proponenti» stanno per inviare una lettera in cui si «chiede una sospensione dei lavori della Conferenza dei servizi decisoria e dei procedimenti connessi per un termine non inferiore a giorni 30, al fine di superare le criticità evidenziate e definire il procedimento con esito positivo». Nel testo, sottoscritto da Eurnova srl si ricorda anche l’avvio di un procedimento da parte della Soprintendenza dell’iter per vincolare l’ippodromo di Tor di Valle. A conti fatti entro il 3 aprile dovrà arrivare in Regione, sede della conferenza dei servizi, un nuovo progetto accompagnato dalla delibera «revisionata», che dovrà essere approvata dall’Aula Giulio Cesare.

IL NODO CUBATURE – Visto da Berdini l’accordo raggiunto dalla giunta grillina, di cui non fa più parte e che non l’ha ancora rimpiazzato nonostante il casting continuo, non va bene nemmeno così. «Voglio aspettare – spiega al telefono l’urbanista rosso – prima di dare un parere voglio visionare le carte, anche se…». Su Tor di Valle c’è stato un passo in avanti: l’«ecomostro» sulla carta è stato dimezzato. Anche se adesso inizierà la fase del controllo sull’operazione immobiliare, ci sono quattro condizioni da assolvere come è stato ricordato su queste colonne. E cioè: l’effettiva riduzione delle cubature, sgomberare l’orizzonte da qualsiasi aspetto speculativo per fare in modo che il taglio avvenga sugli edifici commerciali del business park e non sulla parte sportiva e infine il nodo della salvaguardia delle infrastrutture che rendono la delibera di interesse pubblico. Berdini riflette e aggiunge: «Leggo di seicentomila metri cubi. Scusate, ma cosa avrebbero tagliato? Sono sei volte quanto previsto. E come ci arriveremo a Tor di Valle con l’elicottero?». Dubbi e sbuffi che l’urbanista continua a porre nella cerchia di intellettuali che lo hanno sostenuto gli ultimi giorni, complicati, di permanenza in giunta. Prima appunto dell’addio. Che dopo poco ha portato comunque a un accordo tra il Campidoglio e i proponenti, con la maggioranza grillina che di fatto ha dato il via libera, nonostante una fronda di sei consiglieri. Berdini parlerà con le planimetrie sotto gli occhi. Il ritorno alle sue vecchie cose sembra renderlo pimpante. «Non ne potevo più, questo sì. Ho ricominciato la mia professione. Mi dispiace solo che la città vada a fondo».

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