La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Si erano incontrati a Bergamo, quando Mancini muoveva i primi passi nel grande calcio. In quelle due stagioni all’Atalanta, Gasperini lo ha formato e lanciato, ponendo le basi di una crescita costante. Oggi il difensore è un leader maturo, soprattutto da quando Ranieri lo ha stabilito al centro della retroguardia. A Nizza ha confermato la sua statura: padrone del reparto e capace anche di lasciare il segno in avanti. Con il gol di mercoledì ha infatti raggiunto quota 19 reti in giallorosso, diventando il terzo difensore più prolifico della storia della Roma, al pari di Kolarov e Nela e alle spalle di Aldair e Panucci.

La sua parabola è chiara: primo anno con poco spazio, poi l’esplosione nella seconda stagione con sei gol e la chiamata in Nazionale, ancora firmata Gasperini. Ora Mancini è un pilastro di una Roma solida e compatta, che ha costruito la sua forza sulla solidità difensiva.

I numeri lo certificano: dal gennaio 2025 i giallorossi hanno incassato appena 13 reti in 25 gare. In un periodo in cui l’attacco fatica, la retroguardia resta la garanzia più solida. E con un Mancini così, la Roma può guardare avanti con fiducia.