Trentalange: “Niente sconvolgimenti. Ma voglio cambiare il modo di comunicare”

La Gazzetta dello Sport (E. Luisa) – Il nuovo comandante della nave Aia, Alfredo Trentalange, lascia per ultimo a tarda sera, insieme agli uomini e alle donne del suo nuovo comitato nazionale, lo scenario della vittoria. Stanco ma soddisfatto, quasi avesse tirato un sospirone di sollievo, al termine della giornata più lunga.

Presidente, ce l’ha fatta e soltanto poche ore fa non era così scontato neanche per le vostre attese. Che cosa pensa che abbia giocato a suo favore?

L’ho detto, avremmo potuto fare una campagna contro qualcuno e non l’abbiamo fatto, quindi voglio credere che sia stato il nostro approccio, che siano state le nostre idee, il programma. Era importante la condivisione, l’idea della trasparenza su cui bisogna lavorare, di una comunicazione nuova, della tecnologia e del contatto con la base.

Ecco, la base. Marcello Nicchi nei suoi mandati aveva fatto del suo filo diretto con le sezioni un punto di vantaggio. Eppure questa volta il sostegno gli è mancato, secondo lei perché?

Non so, probabilmente hanno sentito il bisogno di un nuovo approccio, ma quello che voglio dire a tutti i presidenti è che l’associazione non subirà degli sconvolgimenti dal punto di vista emotivo, perché ritengo che non debba essere importante chi è il presidente nazionale, ciò che è importante è l’Aia.

Lei ha fatto più che dare l’onore delle armi al suo avversario, lo ha ringraziato in modo sentito e in fondo avete lavorato insieme per anni fino a pochi mesi fa. Cosa riconosce ai suoi dodici anni di presidenza?

Una grande capacità di tenere l’Aia unita, in modo autorevole. Qualche volta sono serviti anche dei modi autoritari, ma credo che ci debba essere rispetto e anche una sorta di continuità, per questo – ripeto – ho fatto una campagna elettorale non contro ma per il rinnovamento e continuo a pensare che questo sia l’approccio assolutamente giusto.

Da oggi sarà al lavoro. Quale sarà il primo dossier sul suo tavolo?

Indubbiamente la prima cosa a cui tengo e alla quale voglio lavorare da subito è la creazione di un tavolo dei presidenti di sezione, in cui uno al fianco dell’altro si condividano le problematiche e i bisogni della base e dei territori. Perché bisogna partire dal problema che è quello del reclutamento, e dalla necessità di una svolta sulla formazione. È sia l’alfa che l’omega. E poi serve uno stile di comunicazione diretto oltre alla necessità che tutti gli organi tecnici parlino la stessa lingua.

A proposito di parlare, gli arbitri della sua Aia comunicheranno anche un po’ di più?

Dobbiamo farlo. Sarà una cosa naturale, anche con i mass media, e sarà un rapporto reciproco, nel rispetto dei ruoli, con le metodologie appropriate. Ma dobbiamo assolutamente adeguarci a una comunicazione più efficace e più aperta.

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