Il Romanista – E Totti disse: “Venite sotto la Sud”

Chi gli sta vicino racconta che non c’era nulla di studiato a tavolino, che non era stato preparato niente prima, che non c’era alcun copione da rispettare. Totti ha deciso di andare sotto la Sud in un momento imprecisato del secondo tempo di Roma-Napoli. E non per scusarsi di un 2-2 che per qualcuno in tv nel postpartita si era magicamente trasformato in “la terza sconfitta di fila di Luis Enrique“. Semplicemente, immedesimandosi nei ragazzi della Curva, Francesco aveva capito che la Roma sarebbe dovuta passare all’incasso per una stagione maledetta, accettando una salva di fischi, gli insulti, la rabbia. Perché Francesco è come loro, è deluso come il tifoso della Sud, della Nord, delle Tribune. Deluso non da Luis Enrique.

Semplicemente, lo è dai risultati che non sono arrivati. Si augura come tutti che la stagione termini presto. Ma con la Roma, avverte chi gli sta vicino, almeno in Europa League. Roba di secondi, il tempo che il cuore lanciasse un assist al cervello: “Sì, andrò sotto la Sud“. La Roma era sotto di un gol, rimontata quasi per sbaglio da un eurogol di Zuniga e dalla maestria di Cavani con la complicità di una difesa romanista piccola piccola. Totti correva, ma allo stesso tempo ascoltava, soffriva e ragionava. Che fare? Come si dovrebbe comportare un uomo in questi casi? Se sei senza palle, puoi far finta di niente. Se sei un capitano, alzi le mani, chiedi scusa e te ne vai. Se sei il Capitano, vai sotto la Curva, ti prendi di tutto, magari ci resti pure male quando ti senti piovere addosso qualche epiteto eccessivo o delle richieste improbabili. Totti lo aveva messo in preventivo.

Ha sentito e raccolto assieme alla squadra, alla quale era bastato un cenno. “Venite“. Non era un ordine, era un invito che i compagni hanno compreso e raccolto. Un gesto che in società è stato particolarmente apprezzato. Un gesto, meglio sottolinearlo ancora, cui Francesco non aveva minimamente pensato prima della partita. Totti ha fatto quello che sentiva di dover fare. È stato spontaneo, candido, solare. Perché Francesco è così, è quel modello perfetto di romanità che tutta Italia ci invidia: la battuta facile quando serve sdrammatizzare, gli attributi sotto quando bisogna assumersi responsabilità gravose. Poi è andato a cena in un noto ristorante. Ha tentato di recuperare la serenità festeggiando il compleanno dell’altro amore della sua vita, oltre ai figli, oltre a Roma e alla Roma: la sua Ilary. L’umore è rimasto pessimo nonostante Francesco abbia fatto di tutto per mascherarlo. Lotterà con tutto se stesso, in queste ultime tre giornate di campionato, affinché la Roma centri il traguardo minimo. L’Europa League è assolutamente alla portata. E Totti, che ha ancora due anni di contratto, vorrebbe cercare di alzarla al cielo prima che questo scada. Se lo merita chi dalla Curva l’altra sera non chiedeva altro che fosse onorata la maglia. Una richiesta non diretta a lui, ma lui è un uomo vero. Lui è un capitano. Anzi, Francesco Totti è qualcosa di più. È il Capitano.

Il Romanista – Daniele Galli

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