Corriere dello Sport – Totti rappresenta la sua gente. E’ questo il suo gol più bello

Resta il valore aggiunto dei gol segnati da Totti. Adesso facciamo finta che la partita con la Juve non ci sia stata e torniamo dolcemente al Cesena. Il pensiero merita d’essere recuperato. Quando Totti, quel giorno, ha lasciato il campo per la sostituzione che Luis Enrique aveva saggiamente chiesto al fine di consentire alla gente di tributare un’ovazione al capitano, sugli spalti gli spettatori si sono alzati in piedi e tra gli spettatori molti giovani particolarmente felici di battere la mani all’ideale bandiera della loro squadra.
Di quella partita della Roma contro il Cesena poche cose di contenuto tecnico passeranno alla storia se non la brillante prestazione della squadra e la gloriosa quantità dei gol. C’è però un’altra storia che sarà ricordata come simbolo di quella partita. Ed è questa. Il gesto feroce, da pirata salgariano, di Borini il quale ha festeggiato il suo gol mettendo la mano di taglio in bocca. Poi ha spiegato che quel gesto significava, appunto, il coltello tra i denti con il quale, metaforicamente, egli intende combattere in ogni sfida della sua vita sportiva. Quel gesto e quello spirito saranno certamente piaciuti a Luis Enrique il quale confidenzialmente agli amici aveva poi più volte espresso la speranza di inculcare nei giocatori una grinta superiore a quella che gli era consueta per indurli a combattere sempre al massimo del loro coraggio e della loro volontà.
Totti, naturalmente, è stato celebrato come ideale bandierone della Roma e qui si è scatenata giustamente la fantasia dei tifosi i quali dello sport, quando c’è di mezzo una squadra, apprezzano molto le geometrie del gioco, ma moltissimo il gesto del campione che diventa per un attimo il solista illuminato e risolutivo dell’esecuzione. Quasi sempre la storia di una squadra si è specchiata nella personalità e nella fantasia creativa del suo campione. (…). Tra i valori dello sport, dei quali spesso facilmente parliamo senza, però, difenderli quanto essi meriterebbero, campeggiano i comportamenti e naturalmente i successi del campione eletto a bandiera del gruppo. Ogni squadra ha avuto una bandiera, almeno in passato. Ricordiamo Antognoni nella Fiorentina. Del Piero nella Juventus. Maldini nel Milan. Maradona nel Napoli. Riva nel Cagliari. (…) Sono stati i grandi punti di riferimento che hanno dato ai campionati e alla vita delle loro società il tocco d’un valore pari e spesso superiore a quello dei risultati conseguiti sul campo. Un approdo per la fantasia dei ragazzi.
Un aggancio molto importante, una sorta di materializzazione semplice e tangibile dei sogni comuni alle persone nella quotidianità della loro vita. Peccato che l’irruzione dei soldi e l’incrocio di interessi materiali dovuti al grande commercio dello spettacolo televisivo, abbiano ridotto lo spessore e il peso di questi capitali della fantasia praticamente logorando la statura umana dei protagonisti ridotti (si fa per dire) a pedine mosse da mani cariche di milioni pronte ad infilarsi nelle tasche e nella coscienza dei protagonisti per colmarle di facile fortuna. E così i sogni dei ragazzi, i quali sono i primi, importantissimi fruitori del bene dovuto all’appartenenza dell’ideale bandiera alla vita della loro squadra, si sono dissolti salvo riaccendersi immediatamente quando sul campo il vecchio Totti riesce a trasmettere un messaggio con un paio di gol che la dicono lunga sul suo vincolo d’amore con la maglia e con la gente. Anche i ragazzi, quando esce dal campo, lo applaudono in piedi e il battito delle loro mani non è solo d’approvazione tecnica ma è un sentimento che irrompe dal cuore. (…)

Corriere dello Sport – Sergio Neri

 

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