Totti e la Juve? Rivera usò le stesse frasi nel ’72

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CORRIERE DELLO SPORT (ROBERTO MAIDA) – ROMA – Era Totti, sembrava Rivera. E stavolta non si tratta del solito paragone, un po’ tecnico e un po’ romantico, tra i due numeri dieci. Totti ha parlato proprio come Rivera, con un ritardo di 42 anni, esprimendo concetti quasi identici. La Juventus, il potere, la federazione, gli scudetti negati. C’era tutto, il 12 marzo del 1972, in quella fragorosa intervista che Rivera rilasciò dopo la discussa sconfitta del suo Milan a Cagliari, decisiva per lanciare la Juve verso il titolo: a tre minuti dalla fine, sul risultato di 1-1, l’arbitro Michelotti assegnò al Cagliari un rigore inesistente che Gigi Riva trasformò.
LA RABBIA – Rivera, che del Milan era capitano, disse allora queste frasi indirizzate al designatore: «Fino a quando a capo degli arbitri ci sarà il signor Campanati, per noi del Milan le cose andranno sempre in questo modo: saremo presi in giro, scudetti non ne vinceremo. Quello che abbiamo subìto è una vera vergogna. Dispiace soprattutto per gli sportivi che pensano che il calcio sia una cosa seria». L’episodio contestato arrivava due settimane dopo lo scontro diretto di Torino, in cui l’arbitro Lo Bello aveva negato un rigore netto al Milan salvo poi ammettere l’errore in tv: «Quella era stata una presa in giro a metà. La logica è che dovevamo perdere il campionato. Mi hanno rotto le palle, sono disposto ad andare alla magistratura ordinaria e anche alla Corte Costituzionale». E sentite ancora qua, il Totti ante litteram: «Sono cose che tutti sanno, è dunque ora che si dicano. Sta scritto da qualche parte che il Milan non debba raggiungere la Juventus. E’ il terzo scudetto che ci fregano, così non si può andare avanti. Se lo avessimo saputo non avremmo nemmeno partecipato al campionato. I casi sono due: o io mi sono inventato tutto e allora mi squalificano a vita, oppure riconoscono di avere sbagliato e bisogna cambiare, sostituire chi non è all’altezza».

CONSEGUENZE – La federazione scelse la via di mezzo ma adottò un provvedimento duro: Rivera venne ascoltato e poi sospeso fino al 30 giugno. Rivera in sede di audizione si difese spiegando che non alludeva a un complotto o alla corruzione degli arbitri, riferendosi invece all’incapacità e all’inadeguatezza del designatore. Non bastò. Il Corriere dello Sport all’epoca titolò «Scandalo» riportando le accuse di Rivera. E Campanati a fine stagione avrebbe lasciato l’incarico. Il Milan però avrebbe rivinto uno scudetto, quello della stella, soltanto sette anni dopo…

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