Il Romanista – Totti: «Ao’, così me esce la spalla»

E al quarto giorno di ritiro comparve lui, il pallone. L’amico più amico che c’è di ogni calciatore. Compare nel pomeriggio, quando il sole lascia presagire una seduta senza pioggia. Un miraggio, perché dopo neanche un’ora di allenamento l’acqua, fedele compagna di questi primi giorni a Riscone, torna eccome. Non è un problema però. Né per Zeman né per la squadra. Si corre e si suda, si fatica e si lavora. E in qualche caso si sorride e sdrammatizza pure. Il senso di questo primo giorno totale di lavoro in Alto Adige è proprio questo: Zeman è una sfinge, fa correre i giocatori e li incita «Muovetevi», «Giocate», e la squadra risponde. Tutti eseguono scrupolosamente le indicazioni del boemo e escono dal campo stremati. Ma convinti. E durante la partitella col pallone che deve rimbalzare una volta sola prima di essere passato al compagno con le mani riescono anche a trovare la forza di scherzare. Lo fa Totti, quando lancia lungo: «Ao’, così me esce la spalla», lo fa Bojan quando José Angel sbaglia, lo fa anche Rosi quando il sempre loquace Borriello incita qualcuno a muoversi di più.
Zeman è accanto ai giocatori col fischietto, non tradisce alcuna emozione, segue tutto passo passo prima in piedi e poi in ginocchio. Si mette vicino a Simplicio prima e a Lamela poi. L’argentino è tiratissimo. Gli esercizi del pomeriggio sono durissimi, soprattutto quelli coi sacchi da 20 chili: i giocatori devono caricarli sulle spalle e camminare prima e saltellare poi, per poi alzarsi e sedersi su delle panche gialle sistemate sulla pista d’atletica. Si riposano tra una serie e l’altra, si aiutano, faticano e faticano ancora. Non lavora con loro Osvaldo a causa di una lombalgia: lo comunica la Roma, lo scrive lui stesso su Twitter: «Bloccata la schiena ma niente di grave. Spero di recuperare per l’allenamento di domani». Cioè oggi. Quando parlerà Zeman, in mattinata, e quando si prevedono altri carichi di lavoro belli pesanti. I gradoni, soprattutto. E chissà se ci sarà Dodò. Il brasiliano ieri non si è mai visto, solo palestra per lui per non affaticare troppo il ginocchio sinistro operato mesi fa e che gli dà qualche problema visti anche i carichi di lavoro voluti da Zeman e dal suo staff. Che non fanno sconti a nessuno: giovani e meno giovani, giocatori di movimento e portieri. Lobont, Proietti Gaffi e Svedkauskas si allenano quasi sempre con la squadra, fanno i giri di campo (altri sette chilometri per tutti) e si sistemano a parte col preparatore Nanni solo negli ultimi secondi della seduta.
E proprio uno di loro, il più esperto, ha parlato a Roma Channel: «Corriamo tanto? Sì, dobbiamo fare anche noi portieri una base di lavoro come gli altri. Sapevamo quello che ci aspettava e che dovevamo lavorare, ma sono sicuro che alla fine raccoglieremo i frutti di tutto questo». Il portiere romeno ha poi voluto smentire le voci che lo vedevano coinvolto nell’allontanamento di Tancredi: «Non mi sono mai lamentato, sono uno che che non lavora e non ha nulla con nessuno. Con lui ho avuto un bel rapporto, ci lavoravo alla grande. Non c’entro nulla in questa storia».

Il Romanista – Chiara Zucchelli

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