Totti: «Non era l’ultimo». La società: “Sì”

Il Tempo (E.Menghi) – Ultimo o no, è questione di punti di vista. Per Francesco Totti «lo dicono gli altri che non giocherò altri derby, io non dico niente», mentre Baldissoni fa sapere che «ne vivrà tanti fuori dal campo, ha un contratto di 6 annida dirigente» e Massara conferma: «Ancora molti dietro la scrivania, è il simbolo di Roma». Nel dubbio che almeno da avversario non lo incrocerà più, Biglia si è assicurato la maglia del numero 10: potrebbe diventare un cimelio storico a fine stagione, quando saranno sciolte tutte le riserve sul destino del capitano. «Sicuramente sarà dispiaciuto a prescindere che sia l’ultimo o meno», sentenzia De Rossi, che ha ceduto il proprio posto proprio a Totti al 73′. Uno scambio tra capitani romani e romanisti: «Perdere il derby per noi è diverso, in Coppa avevamo tutti e due gli occhi lucidi nel rivedere la Sud». Ieri c’era, seppur in silenzio, e a mancare ai giallorossi è stato qualcos’altro: «La solidità. Dopo l’1-2 ci siamo disuniti. Non so cosa significhi “problemi di personalità”, bisognerebbe prendere i giocatori uno a uno e farei fatica a trovarne uno sprovvisto. Bisognerebbe essere perfetti per vincerle tutte, essere ancora più forti e probabilmente non lo siamo».

Non abbastanza per il primo posto, ma ora c’è da blindare il secondo: «Non dobbiamo avere un contraccolpo psicologico, abbiamo due gare niente male contro Milan e Juventus e vincendo le prossime 4 secondi ci arriviamo sicuro. Se viviamo la seconda posizione come un contentino arriviamo terzi, non andremo al Circo Massimo certo, ma dobbiamo essere motivati perché altrimenti rischia modi fare come quest’anno: pensavamo di essere in Champions e invece siamo usciti ai preliminari. È importante arrivarci per giocarla, per le casse del club e per avere più appeal sul mercato». De Rossi vuole restare, Baldissoni fa il punto sul rinnovo: «Vogliamo continuare con lui, mail contratto deve soddisfare entrambe le parti». Massara invece prende le difese di Rudiger: «Era amareggiato per i cori razzisti che abbiamo dovuto sopportare».

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