Totti, dubbi fuoricampo

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Il Messaggero (U.Trani)Frastornato e, ovviamente, deluso. Sicuramente indeciso. Totti non può certo far finta di niente e lasciarsi scivolare addosso, come se niente fosse, il trattamento che gli sta riservando la proprietà Usa ormai da qualche mese. Entrare ogni giorno a Trigoria sta diventando pesante, per l’aria che respira attorno a sé. Si sente ormai sopportato e, nonostante gli attestati di stima poco sinceri e quindi di facciata, si rende conto che la situazione sarà difficile da ricucire, come ha ammesso, da Boston, lo stesso Pallotta. Altro che ancora 30-40 anni nella Roma. Potrebbero invece essere solo 3-4 mesi. E addio per sempre.

PRESSIONE DALLA FAMIGLIA – Francesco, per ora, non cambia idea. Aspetta la comunicazione ufficiale dal club giallorosso sul rinnovo: sì o no. E basta. Non sarà lui a parlare, attende che lo facciano i dirigenti, statunitensi o italiani che siano. Al tempo stesso sta riflettendo sull’invito del presidente di entrare subito nel management della Roma. Il contratto è pronto da tempo: 6 anni a 600mila euro a stagione. Il capitano, però, frena. E ha 2 buoni motivi: 1) vuole ancora giocare; 2) non ha intenzione, se lascerà il calcio, di affiancare proprio le persone che gli hanno voltato le spalle negli ultimi tempi. A parte i compagni che, anche quando Spalletti lo tolse dalla lista dei convocati per la gara con il Palermo, gli hanno mostrato affetto e solidarietà (De Rossi, ad esempio, andò a cena con lui dopo la partita), gli altri frequentatori di Trigoria improvvisamente girano al largo. Pure chi, tra una pacca e un sorrisetto, ha comunque voluto manifestargli quella finta amicizia che non si nega mai a nessuno, figuriamoci a Totti. Il vento è contrario e non può essere altrimenti. «Come fai a lavorare con chi ti sta dimostrando in tutti i modi di non volerti più alla Roma?». Glielo ripetono gli amici di sempre. «È meglio se saluti e te ne vai». Anche a casa, vedendolo triste e nervoso, gli consigliano di uscire di scena. Cioè dalla Roma. Meglio allora fare il testimonial di Roma 2024, ruolo che gli è stato offerto da Malagò e Montezemolo. E se, invece, deciderà di giocare, Ilary è pronta a volare con lui a Los Angeles. L’idea c’è, Cristian e Chanel già sono iscritti alla scuola americana e la piccola Isabel non avrebbe certo problemi con il trasloco negli Usa. Ma per Francesco è ancora l’ultima ipotesi.

STILETTATA DOLOROSA – «Non può più giocare allo stesso modo di prima. Semplicemente il suo corpo non glielo permette, perché non fa bene quello che gli dice la mente». Pallotta, nella chiacchierata di sabato scorso a Boston, ha bocciato fisicamente Totti. Ma il presidente non si è esposto a caso. Prima di farlo, ha ricevuto il report dei test atletici del capitano in questi mesi. Francesco ha saputo e non ha preso bene l’iniziativa. Si è sentito tradito. Il dg Baldissoni, incontrandolo ieri mattina, gli ha detto di stare tranquillo (martedì sera, dopo la pubblicazione del video-verità, gli aveva subito telefonato). Solite frasi di circostanza su appuntamenti futuri. Anche Zecca, presente a Trigoria da lunedì, lo ha incrociato. Saluto informale, come sempre o quasi, dal braccio destro del presidente. E allenamento differenziato (affaticamento alla coscia sinistra, di lato alla zona inguinale: oggi torna in gruppo) sotto gli occhi di Spalletti, senza troppe parole.

VISTA DALL’ALTO – «Al momento sembra che la questione non sia stata ben gestita». Il suo amico Malagò, senza dare torto o ragione a nessuno, è stato più sincero di tanti dirigenti romanisti che, negando il caso, non sono riusciti ad arginarlo. «Se devo dare un giudizio da uomo di sport, penso che Totti e Pallotta si debbano chiarire», ha spiegato il presidente del Coni a margine degli Sport Marketing Award in Confindustria. Magari pensando alla gestione dell’addio di Del Piero in Casa Juve. Da professionisti. Lì, non qui.

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