Il Messaggero – Tottie il derby, sfida infinita

La data è quella e basta. Già in cornice nell’album dei ricordi della Sfida. Per Francesco Totti è, guarda caso, la stessa di Zdenek Zeman: 11 aprile del 1999. Insieme vincono il primo derby, il capitano in assoluto e l’allenatore, dopo esserci riuscito con la Lazio, solo al sesto tentativo da quando è passato al club giallorosso. Vi ho purgato ancora si legge sulla t-shirt grigio chiaro del numero 10 romanista e il sorriso accompagna la sua prima pasquinata che i rivali prendono come provocazione e ancora oggi criticano.

Totti, per la verità, fino a quel momento aveva segnato solo un gol alla Lazio. Qualche mese prima, il 29 novembre del 1998. Anche quella rete fu importante per Zeman, perché l’anno precedente, il primo sulla panchina giallorossa, di derby ne aveva persi quattro su quattro. Senza storia. I due in campionato e anche i due in Coppa Italia. Ma almeno si piazzò davanti alla squadra allenata da Sven Goran Eriksson per salvare la faccia e la stagione.

L’attesa è stata lunga per entrambi. Lunghissima, però, quella di Francesco. Per battere la Lazio aspettò più di 5 anni dal giorno in cui per la prima volta la incrociò in serie A e quindi da professionista, il 6 marzo del 1994: non era nemmeno maggiorenne e perse il derby in trasferta. E solo l’ottava volta riuscì a far centro, andando vicinissimo al successo, perché l’arbitro Farina quel giorno tolse un gol regolarissimo a Delvecchio, oggi non più compagno ma rivale. Supermarco ha il primato, con Dino Da Costa, di cannoniere: 9 reti alla Lazio in campionato. Francesco è a 8 e punta a battere l’ennesimo record della sua straordinaria carriera.

Domenica giocherà il trentunesimo derby in campionato. Il bilancio, per ora, è negativo: 10 successi, 9 pareggi e 11 sconfitte (quattro quelli di Coppa Italia, due vinti e due persi). Scherzarono i tifosi biancocelesti quando, per la gara del 16 ottobre dell’anno scorso, seppero che non ci sarebbe stato. Ironizzò anche Totti, a tre giorni dall’appuntamento con la Lazio, indicando il suo uomo derby: «Reja». Non portò bene quella battuta: Osvaldo, al battesimo davanti ai cugini, segnò subito e gli dedicò una t-shirt celebrativa con la scritta vi ho purgato anch’io, ma festeggiò Reja che, grazie alla rete di Klose a fine recupero, dopo quattro sconfitte riuscì ad aggiudicarsene, nello scorso torneo, addirittura due di fila, sempre con lo stesso punteggio, 2 a 1. Il 4 marzo, nell’ultimo, Totti era in campo. Rimase a digiuno, come la Roma.

Nessuno nella capitale ne ha giocati di più, a proposito di primati. Quasi sempre da protagonista, in campo e fuori. Con prodezze, gesti e ancora altri sfottò. Il gol più bello lo ha probabilmente segnato all’amico Angelo Peruzzi, con il cucchiaio da fuori area e lo scudetto sul petto: finì 5 a 1, ma con quel capolavoro non oscurò certo la quaterna storica dell’amico Vincenzo Montella. Era il 10 marzo del 2002: pure quella volta Francesco mostrò una t-shirt indimenticabile. Per la sua donna, innanzitutto: 6 unica, scritta rossa in campo bianco e dedicata a Ilary che, per la prima volta in tribuna per un derby, poi sarebbe diventata sua moglie. A Montella è legata anche l’altra manita della Roma, capace di cinque vittorie consecutive, quattro con Claudio Ranieri in panchina e la quinta con Vincenzino al suo posto. Fu proprio il capitano a firmare la cinquina del 13 marzo 2011 con una doppietta da fermo, punizione e rigore, l’unica realizzata alla Lazio, e un bis per Ilary: 6 sempre unica. Quello è anche l’ultimo successo giallorosso nel derby.

La storia è infinita. Immagini che si sovrappongono, come le arrabbiature dei tifosi avversari. Eccolo gladiatore dell’Antica Roma fare pollice verso per il successo del 18 aprile del 2010. Riuscì a essere goliardico nonostante Ranieri lo avesse sostituito, insieme con De Rossi, durante l’intervallo e con i giallorossi in svantaggio, perché la Roma, con quel 2 a 1, rimase prima in classifica fino alla domenica successiva. I laziali protestarono, più con Lotito a dire il vero, quando la società biancoceleste gli permise di assistere al derby, il 26 febbraio 2006, dalla panchina sistemata sulla pista di atletica tra la Monte Mario e la Sud. Era stato appena operato, ma non voleva perdersi l’undicesima vittoria di fila in campionato. Anche da capitano non giocatore lasciò il segno. Solo con la presenza.
Il Messaggero – Ugo Trani

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti