Toro sparito

La Stampa (G.Buccheri) – Qualcosa da salvare dentro alla sconfitta di Roma ci dovrà pur essere. Questo è il punto di partenza di un tecnico, Sinisa Mihajlovic, che getta la spugna («Se uno è più forte di te, ci puoi fare poco…») nel campo giallorosso e analizza il proprio. Il verdetto non è in discussione: poker servito ed incassato, senza se e senza ma. E, in discussione, non può nemmeno essere il modo in cui la Roma ha messo all’angolo il Toro: se accelerano, Dzeko e soci sono perfetti; se frenano, Fazio e compagni sanno come rifugiarsi dietro al muro di chili e centimetri. Cosa rimane, dunque, ai granata dopo il rovescio capitolino? La nota meno negativa è la giornata vissuta dal giovane Lukic, alla prima, vera, fatica italiana. Il centrocampista serbo ha avuto il coraggio delle idee dalla sua parte ed anche quello delle verticalizzazioni, a tratti accennate, ma presenti. Dietro a Lukic, c’è stato davvero poco, ma poteva essere un conto da pagare annunciato. Il Toro, di solito, subisce pochi gol nel momento in cui la partita prende forma: stavolta è andata diversamente, nonostante la Roma avesse nelle gambe la trasferta di Villarreal di giovedì sera.

IL FORTINO OLIMPICO – Pronti, via, comincia la sarabanda romanista: Dzeko è il punto di riferimento e movimento, Salah l’assaltatore diabolico. E se, sul fronte granata, si fanno i raggi alle assenze, ecco la frittata: fuori dai giochi Castan, Rossettini, Ajeti e anche Carlao, c’è De Silvestri inventato centrale di una difesa ridisegnata. Nessun alibi, ci mancherebbe. Ma, forse, con l’assetto originale, là dietro si sarebbe ballato un po’ meno. All’Olimpico non si passa, anzi si perde. Ed il Toro è la vittima numero dodici in stagione su dodici squadre arrivate qua: il peso delle mura di casa fa sì che i giallorossi restino sulla scia della Juve, anche se i bianconeri sono in fuga da tempo. Dzeko non smette di brillare:11 i suoi gol in 32 giorni, da otto gare non sbaglia un colpo e, con la rete di ieri, ha raggiunto Higuain in vetta alla classifica dei re dei marcatori. All’Olimpico non si passa ed il Toro è caduto. I granata sono, da sempre, un bersaglio per i giallorossi visto che la Roma ha bucato la porta difesa dai piemontesi per 210 volte nella storia del campionato, record assoluto romanista. E, i granata, hanno offerto il fianco, ieri, fin da subito anche per colpa di un atteggiamento poco aggressivo nei momenti in cui si decidevano le sorti della sfida. «Abbiamo preso le misure alla Roma tardi: peccato, se avessimo fatto la rete dell’1 a 2 sfruttando qualche occasione, forse saremmo stati in grado di tener vivo l’incontro…», così Mihajlovic. Rispetto ad un girone fa, sembra un altro mondo: allora, il Toro toccò il paradiso dando una (quasi) lezione alla Roma. Ora, quel Toro, non sa più vincere: un solo successo nel 2017, appena due nelle ultime undici gare.

TUTTI CON IL 24 PER FLORENZI – C’era un protagonista non giocatore, ieri, allo stadio: la Roma è scesa in campo con il numero 24, quello dell’infortunato Florenzi, sulla spalla. E c’è stato un protagonista inaspettato. «La rete di Maxi Lopez? Dovrebbe essere arrabbiato per aver perso tempo: quando sta in forma, ed ora è sceso da 99 a 94 chili, può darci una mano», sottolinea Mihajlovic. L’ultimo flash è di Spalletti, tecnico di una squadra che, ultimamente, viaggia alla media di 4 gol a partita. «Il mio rinnovo? Prima fate quello di Totti: non deve smettere con me in panchina…». Totti? Spalletti vuole giocare d’anticipo sul caos dell’anno scorso, perché dice che «i giornalisti mi stanno antipatici…». Ieri, però, al capitano ha concesso solo gli ultimi 7’.

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