Tor di Valle, sul progetto è scontro con la Regione. Zingaretti: “Il Comune decida che fare”

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Il Messaggero (L.De Cicco) – «Adesso i giochi sono finiti», ha detto ieri il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Come a dire: ora i nodi vengono al pettine. «Basta chiacchiere». Stamattina infatti si riunirà per la prima volta in Regione la Conferenza dei servizi sul progetto Tor di Valle, l’operazione calcistico-immobiliare finita nel mirino delle principali organizzazioni ambientaliste e dell’Istituto nazionale di Urbanistica. È in questa sede che la Pisana punta a stanare il Campidoglio a trazione M5S, che votò contro al progetto quando era all’opposizione di Ignazio Marino e che ora invece annovera nella sua giunta alcuni tra i più convinti sostenitori dell’intervento voluto da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi, a partire dall’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini. Dopo mesi di schermaglie a distanza tra Pisana e Campidoglio, la Conferenza che si apre oggi dovrà decidere se approvare o mettere la parola fine al progetto. Con tempi contingentati: la dead line per prendere una decisione, secondo la legge, è il 6 febbraio 2017.

LA MOSSA  Giocando d’anticipo, ieri Zingaretti ha presentato il portale web dove verrà riversato tutto il materiale sullo stadio e sul gigantesco complesso di alberghi, uffici e negozi che dovrebbe nascerci accanto (oltre l’86% delle cubature). Il governatore si è rivolto al Comune senza giri di parole: «Adesso ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. In queste settimane abbiamo sentito tante opinioni, ma se Roma Capitale vuole cambiare il progetto presenti atti amministrativi». Anche perché, ha spiegato l’assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita, per avallare eventualmente il progetto «il Comune dovrà votare una variante urbanistica, prima che la Regione dichiari conclusa la conferenza». E oltre alla variante «Roma Capitale dovrà votare anche una convenzione con il soggetto proponente». Passaggi delicati, su cui il M5S finora ha espresso posizioni contrastanti: dal No all’«Ecomostro» al via libera dello «stadista» Berdini, magari passando da una riduzione delle cubature (e quindi delle opere di pubblica utilità connesse, come la metro B). Anche in Regione si sono accorti degli atteggiamenti ondivaghi dei pentastellati. Tanto da incalzare: «Il Comune ha la possibilità di fermare l’iter in qualunque momento, ma lo deve fare con atti ufficiali».

LE CRITICHE – Per il momento i pentastellati provano a tergiversare sui tempi. E a rinviare il momento della decisione. «Entro dicembre dovremo riesprimerci in Consiglio per confermare o meno l’interesse pubblico», ha detto ieri la presidente della Commissione urbanistica Donatella Iorio. Il progetto, in ogni caso, «va rivisto con meno cubature». Berdini invece ha provato a spostare ancora più in là l’asticella delle scadenze per il Comune. Formulando un cronoprogramma che non sembra trovare riscontri nella legge sugli stadi: «Dalla prossima settimana – ha detto l’assessore – partiranno i 90 giorni entro cui il Comune ha il dovere di esprimersi. Non si capisce dunque l’impazienza della Regione. Il Comune si esprimerà entro il 7 febbraio». La Conferenza dei servizi, in realtà, scade il giorno prima.

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