Tor di Valle, il piano naufraga. Parsitalia in crisi taglia i posti

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Il Messaggero (L. De Cicco) – Il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle rimane impantanato in Regione, bloccato dalle tante falle progettuali presenti negli elaborati consegnati dai privati, e così Parsitalia, il gruppo del costruttore Luca Parnasi impegnato nell’operazione insieme a James Pallotta, fa partire i licenziamenti di massa nei due rami immobiliari della holding: la Parsitalia General Contractor, attiva nel settore delle costruzioni, ha dichiarato 30 lavoratori in esubero su 59 dipendenti. La Parsitalia Real Estate invece ha avviato la procedura per 38 esuberi su 85 dipendenti. Nel complesso, dipendenti quasi dimezzati. «Il gruppo sperava molto nel progetto Tor di Valle – spiegano dalla Filca Cisl, che due giorni fa insieme a Cgil e Uil ha indetto un’assemblea dei lavoratori – Ma ora che la costruzione dello stadio si sta allontanando, hanno deciso di aprire la procedura di licenziamento collettivo».

FRAGILITÀ FINANZIARIE – In realtà, come ammette lo stesso sindacato, «il gruppo aveva già da tempo difficoltà strutturali a livello finanziario». Non a caso a gennaio è stata avviata una complessa ristrutturazione del debito per mezzo miliardo di euro. Il progetto Tor di Valle in teoria avrebbe potuto essere una via d’uscita dalla crisi del gruppo, ma proprio i contorni molto affaristici (e poco calcistici) dell’operazione hanno sollevato fin da subito una sfilza di critiche e bocciature.

LE CRITICITÀ – Sfruttando tre commi inseriti nella Legge di stabilità del 2014, Parnasi e Pallotta hanno presentato uno studio di fattibilità per edificare, accanto a uno stadio più piccolo dell’Olimpico, tre grattacieli alti fino a 220 metri più altri 15-16 edifici commerciali, tutte strutture destinate a negozi, uffici, alberghi e ristoranti. Un colosso di cemento da quasi un milione di metri cubi, posizionato per giunta in una zona classificata dall’Autorità di Bacino al massimo livello di pericolo idrogeologico, quindi a forte rischio inondazione. E infatti nei mesi scorsi, da quando il Comune ha avviato l’iter per dichiarare la pubblica utilità dell’opera, sono fioccate le stroncature contro l’operazione: dalle critiche mosse da Legambiente e Italia Nostra contro «l’Ecomostro» di cemento, ai pesanti rilievi avanzati dall’Istituto nazionale di Urbanistica, che ha parlato di un «Piano regolatore stravolto» da un progetto che ha «interessi anzitutto privati», ricordando che appena il 14%delle cubature previste dal progetto sarebbero riservate allo stadio. Anche il piano trasporti presentato dai privati, che avrebbe dovuto puntare sul prolungamento della metro a Tor di Valle attraverso una nuova biforcazione della linea B, è stato bocciato sia da Atac che dal Dipartimento Mobilità del Comune, dato che le corse dei treni si ridurrebbero del 40%, creando disagi per 200-300mila romani e costi di gestione insostenibili.

LACUNE NEGLI ELABORATI – Tra mille difficoltà, il progetto al momento resta bloccato in Regione, dove da agosto aspettano che Parnasi e Pallotta presentino decine di elaborati mancanti che, in teoria, avrebbero dovuto portare in Comune già a giugno. Nelle ultime settimane poi l’operazione Tor di Valle ha perso anche il sostegno della giunta Marino e in particolare dell’ex assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo. «Dopo la crisi politica, credete che lo stadio si faccia ancora? Mi sembra difficile – ammette Attilio Vallocchia, della segreteria della Filca-Cisl – Loro già avevano problemi strutturali nell’assetto del gruppo, hanno aspettato per aprire la procedura perché speravano in questo progetto. Ma ora si sta allontanando». I sindacati hanno un incontro venerdì con la società. Se non si dovesse trovare un accordo sui licenziamenti, «partirà lo stato di agitazione»

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