Tommasi: “La voce dei calciatori non ha il peso che necessita in una fase così delicata”

La Gazzetta del Mezzogiorno (F. Nitti) – Lo stop al calcio, dovuto al Coronavirus, ha sollevato numerose polemiche, con dibattiti infiniti sulla posizione giusta da seguire. Da una parte la salute da tutelare, dall’altra l’equilibrio economico di un movimento da garantire. Spesso però, da parte dell’AssoCalciatori guidato da Damiano Tommasi, è arrivata la richiesta di porre al centro del dibattito l’interesse dei giocatori o, quantomeno, tenerlo in considerazione. Di questo ed altri temi ha parlato l’ex centrocampista della Roma e della Nazionale, oggi presidente dell’AIC. Di seguito, alcune delle sue dichiarazioni:

“Sicuramente oggi la voce dei calciatori e delle calciatrici non ha il peso che necessita in una fase dove tornare ad allenarsi e a giocare significa non poter rispettare le norme di sicurezza. L’attenzione deve essere per tutte le persone che entreranno in contatto con gli atleti e le atlete ed è per questo che qualsiasi protocollo va pensato e condiviso con il più ampio consenso possibile”.

Ha ribadito in più interventi che la cosa più importante è allenarsi in sicurezza. Cosa ne pensa del protocollo?

Ad oggi non abbiamo contezza di quali sono le modifiche definitive. Il precedente protocollo era molto rigido e senz’altro complicato soprattutto in assenza di strutture adeguate. Ad oggi non possiamo permetterci fughe in avanti e azzardare atteggiamenti rischiosi che potrebbero diventare boomerang nel caso di positività. Non ha senso oggi rischiare di ripartire se la previsione di quarantena obbligatoria rimane quella attuale. Comunque un altro aspetto che è poco considerato è la preoccupazione per chi risulta positivo. Quali possono essere le conseguenze sul singolo? Cosa rischia veramente? Inquadrare bene i rischi aiuterebbe anche a prendere decisioni.

Sul taglio degli stipendi.

Il taglio degli stipendi è sempre collegato ai due elementi sul tavolo ossia la riduzione drastica degli introiti e l’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa. Non sapere se si ritorna in campo, con quali modalità, per quanto tempo e non avere dati certi, ad oggi, sulle effettive perdite rende qualsiasi decisione complessa e molto soggettiva. Calciatori o calciatrici che hanno accordi pluriennali non sono nella stessa condizione di chi ha i contratti in scadenza così come le società che non sono certe della categoria nella quale saranno il prossimo anno faticano a programmare qualsiasi rimodulazione contrattuale.

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