Tavecchio, presidente pigliatutto: è commissario di Lega

Il Messaggero (S.Riggio) – Dopo sette assemblee andate a vuoto, la decisione è stata presa. Il Consiglio federale ha deliberato all’unanimità di affidare a Carlo Tavecchio, il presidente della Figc, il ruolo di commissario della Lega di serie A. Il numero uno di via Allegri nominerà un jury di esperti per la riforma dello statuto e anche due subcommissari. A Michele Uva sarà affidata la parte amministrativa; a Paolo Nicoletti quella giuridica. «Il commissariamento dovrà essere breve? Sarà breve se sarà possibile, ma se la gattina fa tutto in fretta i figli nascono ciechi», il messaggio del presidente federale. «Il Coni è il primo organo vigilante e non posso considerare il presidente come un nemico. Il ministro dello Sport è un organo superiore, neanche lui può essere un nemico. Se in pochi mesi chiudiamo la partita del commissariamento siamo tutti felici perché io, Uva e gli altri abbiamo già altre problematiche da risolvere. Nessuno di noi ha cercato questa situazione, non mi sono svegliato stamattina sperando di fare il commissario. Vogliamo fare in fretta, ma dobbiamo portare dei risultati: la Lega di A produce la ricchezza per tutto il sistema, non possiamo permetterci il lusso di avere un organismo che non sia autogovernato dagli stessi soggetti. La Federazione non ritiene che il commissariamento sia un atto di cortesia, ma un atto punitivo. Il Consiglio federale all’unanimità ha ribadito un concetto per noi importante: il commissariamento sta in capo al presidente federale. Abbiamo smentito tutte le ipotesi di cui avete scritto e di questo sono orgoglioso, lo ritengo un grande risultato che mi dà soddisfazione».

IL MONITO – Giovanni Malagò non ha perso tempo per bacchettare ancora una volta il mondo del calcio: «Il commissariamento della Lega deve durare il meno possibile tenendo presente la realtà dei fatti. Difficile dire se tre mesi sono pochi o sei mesi sono tanti perché sicuramente non aiuta nessuno che si vada per le lunghe. I nodi al pettine sono abbastanza significativi, soprattutto sulle tematiche dei diritti tv. Il prima possibile bisogna risolvere il tema dell’articolo 19». Tra l’altro, il calcio non farà parte della Giunta del Coni. Non accadeva dal 1960: «Non c’è da stupirsi che il calcio non si sia candidato. Anche perché una volta che il calcio si candida sarebbe sbagliato se poi non fosse eletto. È una realtà assolutamente realistica e democratica».

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