Tanto cuore e poca lucidità. Il viaggio della Roma al capolinea

La Stampa (M.De Santis) – Il cuore non basta. Alla Roma manca sempre qualcosa, che sia fortuna o un pizzico di concretezza in più, per fare strada in Europa. La prima rimonta per salvare una stagione nel giro di 19 giorni resta incompiuta: ai quarti di Europa League ci va il Lione, piegato per 2-1 ma non spezzato. Ancora una volta, come da 8 anni tra Champions ed Europa League, le mire espansionistiche romaniste si fermano alle colonne d’Ercole degli ottavi di finale. Dopo mesi di vuoti desertici e di silenzi più consoni a un teatro che a uno stadio, l’Olimpico finalmente è di nuovo popolato (43.019 paganti, assente invece il febbricitante Pallotta) e di nuovo vociante. Nonostante la partenza tambureggiante della Roma, con traversa incocciata da Rudiger, e i primi miracoli su Salah di Lopes, la partita per i giallorossi è subito in salita. Per una delle crudeli leggi del calcio, il Lione passa all’incasso al primo tentativo: punizione pennellata da Valbuena e incornata vincente dello spilungone Diakhaby. Un remake, persino con gli stessi attori protagonisti, di quanto accaduto all’andata. Per fortuna, e anche per necessità, che la Roma del ritorno non è fragile psicologicamente come quella di una settimana prima. Palla al centro, punizione di De Rossi e zampata di tacco schiacciato a terra di Strootman in mischia che allunga in un colpo speranze e anche sofferenze. Stavolta, a differenza di Lione e dei precedenti rovesci contro Lazio e Napoli, è una Roma che si dimentica le buone (e leziose) maniere, gioca con la bava alla bocca e il sangue gli occhi e meriterebbe almeno il traguardo del raddoppio prima del riposo. Glielo negano, momentaneamente, gli effetti speciali (almeno tre) di Lopes su Salah e Strootman e i disastri sparsi per tutto il campo dello sciagurato Bruno Peres.

FORCING DISPERATO – Con queste premesse, il copione della ripresa è automatico: Roma votata all’assalto continuato per semplificarsi la vita con un gol nel minor tempo possibile, Lione confinato in trincea e pericoloso solo in caso di ripartenza. La missione del raddoppio romanista, incominciata con l’ennesima prodezza di Lopes (stavolta su un’incornata di Nainggolan) e un sospetto rigore per una trattenuta su Salah, si conclude positivamente in un quarto d’ora, con una carambola di Tousart, innescata da un rinvio difettoso di Jallet, finita in fondo al sacco della propria porta. Spalletti per la mezzora di speranza finale rivoluziona la Roma: fuori il fantasma di Bruno Peres per El Shaarawy, il pur positivo Mario Rui per Perotti e, nel finale, anche De Rossi per Totti. Proprio El Shaarawy, dopo aver messo lo zampino nell’autorete di Tousart, si divora l’occasionissima che varrebbe la qualificazione. La logica conseguenza è un finale senza schemi e con gli spazi saltati: un paio di occasioni per la Roma, altrettante in contropiede per il Lione. Dzeko e (di nuovo) El Shaarawy non fanno centro, Alisson tiene in piedi le ultime speranze giallorosse. Ma il lieto fine, come succede spesso e volentieri quando c’è di mezzo la Roma, non arriva, nonostante gli applausi di cuore dell’Olimpico ritrovato.

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