Il Romanista – Taddei, ovunque e comunque

C’è stato un giorno, subito dopo Inter-Roma, che ha cambiato la stagione di Rodrigo Taddei. Spogliatoio di Trigoria, Luis Enrique parla alla squadra, siamo a metà settembre: il ritiro è alle spalle, Taddei in campo si vede poco e quando c’è, vedi San Siro, gioca in un ruolo per lui inedito, quello di terzino sinistro. All’inizio non è convinto poi però si adatta perché per lui l’importante è solo giocare a calcio. Luis Enrique se ne accorge e, davanti a tutta la squadra, cita e loda il brasiliano: “Uno – le sue parole – da prendere come esempio”.

Ma Taddei non dice sì. Non parla. Non risponde. Aspetta. Continua ad allenarsi sempre nello stesso modo. Anche da solo, come gli piace fare a fine seduta, quando rimane in campo a palleggiare spesso senza scarpini. Non gioca, Rodrigo, ma si ricorda ancora quel discorso di settembre di Luis Enrique. E’ quello che gli dà la forza di continuare a crederci. La sua occasione arriva sabato 5 novembre: a Novara, durante la riunione tecnica, quasi a sorpresa Luis Enrique comunica che sarà lui a giocare terzino sinistro. Ancora una volta. In maglia bianca – come ieri a Bologna – Taddei sfrutta al meglio l’occasione: la Roma vince, lui non brilla ma dà sicurezza alla squadra in un ruolo dove José Angel, ancora troppo giovane, non fornisce le stesse garanzie. Da quella sera Luis Enrique non lo toglie più.

Sempre in Emilia visto che allora, il primo maggio 2010, Taddei segnò a Parma. Mai immaginava, quel giorno in cui la Roma seguita da 10mila tifosi cercava ancora la forza di credere allo scudetto, che un anno e mezzo dopo si sarebbe ritrovato a fare il terzino sinistro. Non lo credeva lui e non lo credevano neanche le persone che gli sono accanto, le stesse che oggi si godono il suo momento di gloria e che lo aspettano a San Paolo per Natale. E’ partito ieri nel primo pomeriggio, tornerà subito dopo Capodanno ma queste feste non saranno di solo relax per lui: in Brasile lo aspetta il fratello preparatore atletico, già hanno stilato un programma di lavoro che prevede anche due allenamenti al giorno. D’altronde Taddei è così visto che, mare o montagna, gli amici raccontano che per lui è impossibile stare fermo. Il suo concetto di vacanza va quindi rivisto e corretto, soprattutto adesso che, dopo essere diventato uno dei fedelissimi di Luis Enrique, non vuole certo fermarsi.

OVUNQUE – Terzino destro o sinistro a questo punto poco importa, visto che da quando è alla Roma (stagione 2005-2006) Taddei ha giocato praticamente in tutti i ruoli. Gli mancano quello del portiere – anche se in allenamento ogni tanto lo fa – e quello del centrale di difesa, per il resto tutti gli allenatori che lo hanno avuto – Spalletti, Ranieri, Montella e Luis Enrique – uno spazio per lui in squadra lo hanno trovato sempre. Col tecnico toscano Taddei ha fatto prima l’esterno destro classico per poi diventare uno dei 3 alle spalle dell’unica punta nel 4-2-3-1 che ha fatto le fortune della Roma in quegli anni. Laterale o trequartista, era uno dei punti fermi della squadra. Ma non solo: Taddei, quando Totti era indisponibile, ha giocato anche come prima punta.

A centrocampo una maglia per lui si trovava quasi sempre o come esterno al posto di Menez o come intermedio, anche se una volta ha fatto persino il centrale (Roma-Palermo 4-1 del febbraio 2010 ). Con Montella, e il ritorno al 4-2-3-1 di spallettiana memoria, Taddei è tornato a fare quello che meglio gli riusciva e le parole dell’allenatore testimoniano la considerazione che aveva di lui: “Poche squadre si possono permettere un giocatore come Taddei— ha detto Montella dopo il derby — prezioso perché capace di fare le due fasi con eguale efficacia”. Guarda caso, lo stesso pensiero di Luis Enrique. Che una volta scoperta l’importanza di Rodrigo è tornato sui suoi passi e non lo ha più tolto dalla squadra. Venendo ampiamente ripagato.

Il Romanista – Chiara Zucchelli

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