Sulle spalle del gigante Dzeko

La Gazzetta dello Sport (S.Vernazza)  La Roma si riprende il secondo posto, lasciato in prestito al Napoli per tre giorni, e si gode un temporaneo meno quattro dalla capolista, aspettando Crotone-Juve di oggi. Edin Dzeko fa doppietta, scavalca Mertens e ritorna in cima alla classifica cannonieri con 17 gol. Demolita la Fiorentina e 14a vittoria casalinga consecutiva in campionato: battuto il record che apparteneva alla Roma del 1930, quando si giocava a Testaccio. Risposta forte alle critiche post Genova, compensate flessioni e svagatezze palesate contro Samp (Serie A) e Cesena (Coppa Italia). Che cosa sarebbe la Roma se mostrasse sempre l’applicazione di ieri sera. La Fiorentina si trastulla nella sua incompiutezza: bella senz’anima, in sintesi, ma il discorso è complesso. Criticare i viola è dura perché giocano a calcio. Nella Fiorentina dell’Olimpico bellezza e concretezza sono sembrati valori opposti. In classifica lento scivolamento nel limbo della mediocrità, a braccetto col Milan. Che spreco, che paradosso.

CALLIGRAFIA – Nel primo scorcio di gara Fiorentina calligrafica, amante della bella scrittura: possesso palla raffinato, ad elastico, stretto-largo e viceversa. Tanta estetica però frutta poco perché in avanti il duo Bernardeschi-Babacar sembra incarnare un ossimoro, una contraddizione: quel che il primo semina il secondo non raccoglie. Dove sei Kalinic? A casa, infortunato. C’è però un’altra crepa su cui la Roma lavora: a destra Sanchez si ritrova di frequente solo contro tanti, perché il giovane Chiesa, forse per indigestione di elogi, si scorda di rientrare e rimane a gingillarsi in avanti. La partita è gioco di specchi e di inganni. Per 25 minuti verrebbe voglia di scommettere sulla Fiorentina e sul suo calcio anticiclico, tutto ricami, in una stagione in cui la maggioranza, silenziosa e non, ha svoltato verso profondità e rapidità. Intorno alla mezz’ora, contrordine. La Roma comincia a martellare sulle fasce, stana i tre centrali viola e li obbliga ad allargarsi, specie Sanchez, martoriato da Emerson ed El Shaarawy. Nel giro di pochi minuti tre palle gol romaniste, una dietro l’altra, fanno scattare l’allarme in casa Fiorentina. In particolare la prima, pallone divorato da Peres a un metro dalla porta. Sousa non sa come evitare che l’ineluttabile si compia. L’1-0 arriva su giocata elementare, per finalizzare la quale però servono giocatori laureati: tracciante di De Rossi in verticale per Dzeko; Sanchez si appisola e tiene il gioco il bosniaco che infilza Tatarusanu. La calligrafica Fiorentina cade sulle tabelline, che qui sarebbero i meccanismi difensivi.

MATTANZA – Sull’1-0 a sfavore, gli affreschi di Sousa si scrostano e vengono giù come calcinacci qualsiasi. Spalletti può giocare in discesa, aspettare e ripartire alla velocità della luce. La ripresa diventa una mattanza senza fine in cui la Roma denuda la Fiorentina, nel senso che ne sottolinea la fragilità difensiva. Attenti però a non gettare troppe croci addosso ai difensori, perché si difende di squadra, non uomo per uomo. Sousa non fa nulla a livello tattico, soltanto tre sostituzioni senza mutare sistema. Eppure si potrebbe, anzi si dovrebbe intervenire per puntellare le corsie, sempre più dominio dei predoni giallorossi. Niente, il portoghese – nella sua fierezza e/o presunzione – resta fedele ai propri codici. Chi crede in qualcosa di forte non cambia idea nelle avversità. E’ un massacro, verrebbe voglia di gettare la spugna. Basta basta, la Fiorentina non merita tanta umiliazione. De Rossi, senza pietà, sta dritto sul ponte di comando. Fatti i conti, si scopre che DDR16 è entrato in 3 dei 4 gol: gli assist per 1-0 e 2-0 e il lancio ad avviare l’azione del 3-0. La Roma è questa, capace di tutto o di niente, a seconda di umore. Totti è ancora nella sua pancia, come dimostra il classico rito tribale che ne ha accolto l’ingresso in campo a dieci dalla fine. Roma bella, immutabile e volubile.

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