Strootman stufo di aspettare, cerca la sua gara

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Il Corriere Dello Sport (M.Evangelisti) Kevin Strootman ha dimostrato la pazienza di un santo, ma anche la pazienza più celeste incontra il suo limite a forza di essere stiracchiata. Diremmo che ci siamo vicini ed è comprensibile. Due anni pieni sono passati da quella sera napoletana in cui il ginocchio sinistro dell’olandese si afflosciò e il ragazzo, appena 24enne, cadde come una marionetta sfuggita di mano al burattinaio.

RISCHI –  Ricapitolando. Da allora sono passate tre operazioni, un falso ritorno e due faticosi cicli di recupero praticamente sprecati. Adesso che tutti considerano Strootman perfettamente guarito molti danno anche mostra di considerarlo imperfettamente calciatore. Il 5 febbraio ha celebrato il suo battesimo del gioco vincendo con la Primavera: un tempo e un gol. Così lo hanno ripreso a pieno titolo nella squadra maggiore, concedendogli la prima convocazione il 21 febbraio. Al ritorno in Serie A è stata allegata anche una prima frazione di partita: 12 minuti e persino la partecipazione all’abbraccio per il quinto gol al Palermo, realizzato da Edin Dzeko al penultimo minuto del tempo regolamentare. Poi basta. Strootman ha disputato un altro minuto contro l’Udinese, quando il suo ingresso in campo serviva giusto ad avvicinare in qualche modo il fischio finale di una sfida che si era fatta pericolosa. Qui sta il punto, qui si coglie quella punta d’amaro nel cocktail. Il giocatore ancora imperfetto: la Roma non può permettersi di correre rischi con Strootman. Una volta il rischio consisteva nella possibilità o nel timore di una qualsiasi ricaduta. Adesso è semplicemente nel giocare eventualmente con un uomo non al massimo delle sue possibilità.

SUGGERIMENTI – L’allenatore Luciano Spalletti nelle ultime ore in fondo ha detto proprio questo con altre parole: «Strootman deve ancora mettere a punto qualcosa. Se la partita contro il Bologna si fosse messa diversamente l’avrei mandato in campo». Significa che l’olandese non è ancora una carta da giocare quando c’è da mettere ordine in una mano difficile. Però a certificare il paradosso in cui la Roma e Strootman sono incastrati il tecnico ha aggiunto: «Per mettere a punto quello che serve sarebbe meglio che Strootman giocasse, perché solo nelle reali situazioni di campo vengono a galla le difficoltà». Strootman s’allena, s’allena e viene regolarmente chiamato a far parte delle liste di gara. Significa che potremmo ritrovarcelo nella formazione iniziale da un momento all’altro, anche domenica a Bergamo. Ma questo è vero sin da quel 21 febbraio. Lui, che continua a lavorare senza spostare di un millimetro le sue folte sopracciglia, si aspettava appunto questo, ricominciare gradualmente ad allungare la presenza in partita, tornare a incontrare se stesso nei veri confronti agonistici.

Invece dal derby, l’appuntamento che si era fissato come nuovo inizio, sono trascorse altre due partite e niente sostanzialmente è accaduto. Ecco perché la sua pazienza sta incontrando il limite. Che poi significa poco. Esprime di più il fatto che il suo contratto continua ad avere scadenza nel 2018, laddove si era parlato più volte di un prolungamento prossimo venturo. E’ stato il giocatore stesso, peraltro, a suggerire di lasciar perdere. Prima di compiere qualsiasi mossa vuole sperimentare ginocchio e condizione. Finora non ne ha avuto la possibilità. Non che la Roma non creda in lui o giochi con la scaramanzia. Spalletti e i dirigenti considerano Strootman l’acquisto qualificante della prossima estate. Quello che cambia lo spessore della squadra. Solo che il giocatore non soffre della medesima nevrosi. Si sente guarito qui e ora. Di sale d’aspetto ha piene le tasche e non prova scrupoli nel farlo capire all’allenatore.

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