Strappa e servi. E’ il Radja style

Corriere dello Sport (R.Maida) – Le traiettorie di Nainggolan, in campo come nella vita, sono meravigliosamente stravaganti. Andate a rivedere il quarto gol della Roma per capire: soltanto un calciatore con le sue caratteristiche può sradicare il pallone a un avversario (Veretout) con la complicità di Defrel, voltarsi e disegnare una parabola radiocomandata che taglia il campo andando a finire dove un compagno solo soletto, Perotti, può festeggiare il gol che chiude la partita. Non è solo un assist. E’ un Nainggoassist. Una cosa che nemmeno possono pensare atleti che, oltre alla destrezza, non posseggono la sua straripante forza fisica.

TUTTO – Ha giocato una partita da mostro, a Firenze, tanto per dimostrare al signor Roberto Martinez che non aveva sbagliato a richiamarlo in nazionale. In settimana aveva fatto discutere l’intervista del ct del Belgio, che si lamentava del rendimento non soddisfacente del giocatore della Roma: «Per me è un numero dieci più di una mezz’ala ma con noi non è andato al massimo». Ora: a parte che Di Francesco ha risposto al collega con ironia («Per me il numero dieci si può dare anche a una mezz’ala»), in questo weekend di festa romanista si può affermare senza timori di smentita che la questione del ruolo sia un falso problema. Non è una questione di dieci metri in più o in meno. Se Nainggolan riesce a esprimere il suo calcio fatto di atletismo e qualità, di possessi guadagnati (10 contro la Fiorentina: record della sfida) e rilancio dell’azione offensiva, un allenatore può schierarlo anche in porta: prima o poi troverà lui da solo, nella sua corsa anarchica, la posizione dove comportarsi meglio per il bene della squadra.

PERICOLOSITA’ – Ieri è stato mezza squadra, anche nel caotico primo tempo in cui la Roma faticava a tenersi in equilibrio. E’ entrato di prepotenza nella prima rete di Gerson. Ha lottato per sostenere un centrocampo poco brillante. E ha cercato anche il tiro senza fortuna. Gli mancano ancora i gol, è vero. Ne ha segnato solo uno in questa stagione, contro il Verona. Ma fa parte del suo modello di telaio: anche lo scorso campionato, chiuso a quota 11 con Spalletti, Nainggolan era a quota uno a questo punto del cammino (al Sassuolo di Di Francesco guarda caso). Avrebbe segnato il secondo addirittura alla quindicesima giornata, contro la Lazio. Pensando al derby che arriva giusto dopo la sosta, è certamente un ricordo di cui tener conto nelle valutazioni sulla sua efficacia offensiva. «E poi Radja è stato spesso pericoloso, ha avuto delle occasioni per segnare» osserva Di Francesco, entusiasta della sua Roma che ha ripreso a segnare a raffica senza il contributo realizzativo del suo attaccante migliore, Dzeko, senza reti da cinque partite. Il collettivo funziona a prescindere dai singoli, se i singoli non si chiamano Nainggolan.

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