Stillitano: “Pallotta rimane solo con lo stadio”

Charlie Stillitano, avvocato italoamericano del New Jersey, definito il manager più invisibile e importante del calcio mondiale, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Tra i vari argomenti, non ha mancato di trattare quello sulla Roma, causa anche l’amicizia personale con il presidente James Pallotta. Queste le sue parole.

Lei è amico di Pallotta. Cosa pensa della sua avventura italiana?
“L’ho visto due settimane fa. Mi è sembrato deluso, molto deluso. Forse pensava che, dopo la scorsa stagione, trovare ricavi fosse più facile (ride, ndr). No, scherzo. Però un po’ perplesso, non so cosa possa fare. Gli ho detto: Jim, il progetto è buono, hai giovani bravi, penso a Kluivert, Under, Schick mi piace molto, e poi quel Lorenzo Pellegrini…”.

Crede che Pallotta continuerà a investire nella Roma?
“Se il progetto dello stadio andrà avanti, sì. Se dovesse arrivare un altro blocco, secondo me lascia”.

L’esperienza italiana di Pallotta, quella del fondo Elliott: non pensa che negli Stati Uniti altri comincino a guardare la Serie A con più curiosità?
“Assolutamente. È il campionato di Cristiano Ronaldo. Qualcuno sta pensando di investire”.

Quali sarebbero, secondo lei, i club appetibili?
“Direi Roma e Fiorentina. Perché rappresentano città uniche al mondo e conosciute da tutti. La Fiorentina ha la maglia viola, mi piace molto, bel colore”.

La Lazio, come squadra di Roma, rientra in questo discorso?
“No, solo la Roma”.

Dopo il Parma, nel 2002, portò la Roma negli Stati Uniti…
“Era quella di Totti, Cafu e Batistuta. Arrivati con il pullman in New Jersey, i giocatori si rifiutarono di scendere. Volevano stare a New York. Il pullman restò con il motore acceso nel parcheggio dell’hotel. Capello scese e disse: non scende nessuno, i ragazzi vogliono stare in città. Dissi che era comodo per lo stadio. fabio parlò alla squadra, dissero di nuovo no. Mi sentti un po’ un ostaggio. Allora Capello mi prese da parte e disse piano: vuoi che ti dia una mano? Risposi di sì. Bene, domani ci puoi portare a New York? Sì, risposi. Allora facciamo così: io alzo la voce, faccio una scanagliata, poi rispondi che hai accettato tutte le mie condizioni, okay? Facemmo così. Lui urlò, io ripetei okay. Dopo pochi secondi, vidi totti e gli altri scendere dal pullman e andare in albergo”.

 

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