Stavolta ha «giocato» in ritardo

Il Tempo (G.Giubilo) – Aveva ancora i pantaloncini corti, il ragazzino di Porta Metronia, e già sognava di sostituirli con un’uniforme come quelle dei calciatori veri che andava ad applaudire dalla Curva. Quell’uniforme non l’avrebbe mai più abbandonata, se non per sostituirla con l’azzurro della Nazionale, altra fucina di gloria e di ricordi. Quasi tutti bellissimi, qualcuno reso amaro dai gravi incidenti che rappresentavano un prezzo da pagare per completare una carriera con tanta felicità e qualche parentesi negativa, come accade a tutti gli sportivi che si sono ritagliati un meritato posto nella schiera degli eroi del calcio. Il contrappunto singolare lo ha generato proprio una delle specialità tecniche di Francesco: la scelta di tempo, che lo aveva lanciato sulle vette delle doti sportive e che non l’aveva più lasciato. Fino a suggerirgli, però, il meno felice degli interventi. Il grande amore per quella palla rotonda si è trasformato in una sorta di trappola, che alla fine gli ha suggerito decisioni poco ispirate.

Se si fosse concesso il tempo di riflettere sul suo futuro immediato o più lontano, avrebbe spento le sue prime quaranta candeline facendole diventare anche le ultime, per quanto riguardava l’attività agonistica. Adesso ha perduto quel potere decisionale che si era rivelato così poco sensato. Il congedo ufficializzato da Monchi ha messo il punto definitivo a una vicenda che avrebbe prodotto lo stesso risultato se Francesco avesse spontaneamente deciso di abbracciare la carriera dirigenziale, senza attendere un benservito forse sgradevole,ma ormai senza una via di ritorno. Per una volta, la sua specialità, la scelta di tempo a occhi chiusi che trovava puntuali sbocchi per gli attaccanti, si è rivelata improduttiva. Ma qualsiasi diventi il suo ruolo senza scarpini bullonati, l’amore del tifo romanista non conoscerà ripensamenti o passi indietro.

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